YAMAHA: IL BLASONE CADE CON IL DIFETTO DELLA MOTO
6 luglio 2010
Roma - Yamaha. La moto di Valentino Rossi. La moto che negli ultimi anni di motomondiale ha lasciato a bocca asciutta colossi come Honda e moto storiche come Ducati. Chi non vorrebbe la moto di Valentino Rossi? Comunque chi compra Yamaha è sicuro di comprare una moto, o uno scooter di qualità. Qualità del mezzo, certamente, del motore, del telaio. La qualità di un marchio storico che dovrebbe essere una tutela per il consumatore.
Così il signor Fulvio pensa bene di rottamare il suo vecchio scooter, entrare in un concessionario di moto ed acquistare il suo scooter Yamaha. Ordina, compra, paga, lo prende, sale in sella, parte e si ferma. Rotto. Dopo 2 ore e pochi chilometri di viaggio.
Niente sgasate per svicolare tra le macchine del traffico di Roma il signor Fulvio, in attesa che Yamaha Motors Italia decida di dare il benestare alla sostituzione dello scooter difettoso, invece degli pneumatici è costretto a controllare le suole delle sue scarpe. La benzina è sostituita dai biglietti di autobus che tutti i giorni è costretto a prendere per andare a giustamente a lavoro.
Nel frattempo Yamaha si decide a sostituire il mezzo. Uno nuovo. Indubbiamente si è comportata con responsabilità. In verità ha soltanto rispettato le leggi italiane e nella fattispecie il codice del consumo (d.lgs 206/2005 artt. 130 e succ.). NULLA DI PIU’.
E dire che da Yamaha il signor Fulvio si aspettava qualcosa di più. Forse per quel Valentino Rossi che ha vinto davvero tanto in sella a questa moto, certamente per il blasone del marchio.
Così il signor Fulvio decide di farsi tutelare da A.E.C.I. L’associazione scrive quindi a Yamaha Motors, una lettera e prende contatti per chiedere, a titolo di risarcimento del danno solo ed esclusivamente i tagliandi di garanzia gratuiti. Certamente poca cosa per un marchio come Yamaha. Un mese senza moto varrà pure qualcosa?
Non per Yamaha. Il blasone di un marchio finisce quando iniziano i problemi per i consumatori.