ADICONSUM E L'ACCORDO CON UNIBET.
5 febbraio 2016
Ciò che mi spaventa, in termini
etici, è l’ambiguità delle affermazioni, che oltre ad essere in conflitto con
la natura dell’Associazione, sono anche palesemente fuorvianti. Cerchiamo di
capire perché.
Per chi si interessa e combatte
la perniciosità del gioco d’azzardo, sa bene che, per quanto assurdamente tutelato, promosso e
sostenuto dal nostro governo per motivi di “cassetta”, resta e continua a
rimanere uno dei motivi più scatenanti
dei problemi economici e psico-sociali di chi ne sia divenuto vittima.
Fatta questa premessa, è
razionalmente condivisibile pensare che qualsiasi cittadino, non dico cosciente
di tutte le conseguenze che ne derivano, ma anche di solo buon senso, rifiuti a
priori il gioco d’azzardo.
E’ importante a mio avviso
precisare che il gioco è di per se non solo una cosa salutare, ma anche bella
ed entusiasmante, perché risveglia l’amor proprio della persona o delle persone
che giocano per dimostrare la loro bravura, sagacia, capacità, intelligenza
ecc. Ma capiamoci bene…...il gioco e
non mai il gioco d’azzardo!
Allora per capire chiaramente
quello di cui sto parlando e che stiamo valutando in merito alla presa di
posizione ed alla comunicazione dell’Adiconsum andiamo sul sito http://www.adiconsum.it/noi_per_te/dettaglio.php?id=52
per vedere che cosa c’è scritto:
Innanzitutto
un invito di entrata pubblicitario “noi
per te > adiconsum e unibet: “diventa un giocatore “
Ad una analisi attenta di tale invito si riscontra non solo che non è trasparente perché viene da domandarsi: diventare un giocatore, ma “un giocatore di che”?. A tutti è noto infatti che il termine giocatore deve essere necessariamente accompagnato da una finalità di riferimento quale potrebbe essere, di calcio, di basket, di bridge, di bocce ecc.; ma è anche subdolo perché cliccando sul primo link “noi per te” si viene immediatamente reindirizzati verso la pubblicità di Unibet e poi tornando al sito Adiconsum si legge subito sotto: ADICONSUM E UNIBET: “DIVENTA UN GIOCATORE “SOCIALE”” .
Anche qui c’è un'indubbia opacità, poiché il termine “giocatore sociale” è un
concetto che non esiste nel vissuto delle persone se non teoricamente, come
concetto astratto attribuibile ad un appartenente al terzo settore che si prodiga
per avere un mondo migliore.
Ma pare proprio che non sia
questo il caso perché Unibet (www.unibet.com)
non solo viene individuata dai motori di ricerca con una dizione molto chiara
di casa per scommesse e di gioco d’azzardo, ma accanto agli indirizzi
riscontrati dal motore di ricerca, appare anche un tombstone che fa questa
presentazione “Società - Unibet è una società che opera nel mercato
dell'online gambling e si colloca all'interno del panorama web offrendo
prodotti come Poker online, Casinò online, Gratta e vinci, Scommesse Sportive,
Scommesse Live, online bingo e Slot machine. (Wikipedia) Valore azionario:
UNIB-SDB (STO) 90,50 SEK -6,20 (-6,41%) 1 feb, 17:29 CET - Limitazione di
responsabilità - Sede: Gezira, Malta -Fondatore: Anders Ström -Fondazione: 1997
- CEO: Henrik Tjärnström.
Appare dunque in maniera
manifesta che il sito dell’Adiconsum strumentalizzi ambiguamente la
comunicazione, perché nella parte successiva dell’avviso “Adiconsum e Unibet”, a proposito di
quest’ultima non si cita né la parola scommessa né tantomeno gioco d’azzardo
infatti, molto più candidamente si legge :” Campagna di informazione e
sensibilizzazione sulla ludopatia (dipendenza dal gioco d’azzardo) di Adiconsum
e Unibet, uno dei maggiori siti online in Europa -argomento: prevenzione – benessere” . Come
se il sito on-line della Unibet non avesse nulla a che vedere con il gioco
d’azzardo!
Ma tutto ciò non basta perché il
messaggio continua dicendo: “La ludopatia (dipendenza dal gioco d’azzardo) è
una forma di disturbo del comportamento che ha sintomi simili alla
tossicodipendenza, tanto che il Ministero della Salute l’ha inserita nei
livelli essenziali di assistenza (Lea). Il
numero di persone affette da ludopatia è in forte aumento. Inoltre, non
riguarda solo fasce d’età medio-giovani, ma colpisce anche soggetti in età
avanzata.” e con ciò denuncia
l’esistenza di una piaga mortale esistente nella nostra Società e quindi
conclude il messaggio con una affermazione di bene comune la cui ipocrisia si
rivela immediatamente dalla valutazione critica del suo significato. Infatti dire che
“È necessario restituire al gioco il suo valore, la sua funzione
sociale.” appare un controsenso in quanto il gioco, inteso come sport possiede
già intrinsecamente un valore e la sua funzione sociale e allora perché gliela
dobbiamo restituire?
Non appare quindi da nessuna
parte che si tratta di restituire un valore ed una funzione sociale
alle…scommesse e al ….gioco d’azzardo!
L’amara constatazione che farei è
che, se una Associazione dei consumatori, tra l’altro anche di ispirazione apertamente
fondata su valori cristiani, si mette a
fare da spalla e promoter ad una società che promuove il gioco d’azzardo ed
incentiva le scommesse, è la fine!
Ma ciò che più mi spaventa è la
definizione degli obiettivi dell’accordo tra le due organizzazioni strutturata nella seguente frase:
“Obiettivi : Per combattere queste fenomeno,
bisogna investire in interventi di carattere culturale che abbiano come
obiettivo quello di scardinare la “Cultura del gioco”, come la possibilità di
“Fare Soldi ” in modo facile e veloce, attraverso: l’analisi dei fattori che
influenzano i comportamenti che favoriscono l’insorgere della ludopatia: le
preferenze, le scelte e le decisioni; il contrasto e la prevenzione del
fenomeno sul territorio nazionale con particolare attenzione a giovani e
anziani e al Sud e nel Lazio; la
sensibilizzazione dei cittadini/consumatori a riflettere sul loro rapporto con
il gioco.”
Una volta letta questa frase
viene spontaneo chiedersi, ma questa Unibet sta lavorando per il proprio
fallimento? Se da un lato promuove in maniera pressante anche con “Cyber-stalking”
offrendo bonus allettanti per iniziare a giocare al “casino’” virtuale oppure a
scommettere su qualche gara o avvenimento esclusivamente per far soldi nella
maniera più semplice ed immediata possibile, come può dall’altra essere
d’accordo sull’obiettivo di “scardinare la “Cultura del gioco”, come la
possibilità di “Fare soldi” in modo
facile e veloce..” Se fosse vero
presenterebbe una schizofrenia veramente da manicomio.
Ma sappiamo bene che non è
così. E allora guardiamo all’altro
componente, l’Associazione dei consumatori, Adiconsum, che per sconfiggere la ludopatia vede necessario allearsi con il vettore di
questa. A me pare un po’ assurdo. E lo
dimostra questa osservazione: se per diminuire la ludopatia si fa promozione
per una società di gambling, allora per sconfiggere la piaga della droga si
dovrebbe fare pubblicità alla mafia, oppure per diminuire il traffico di armi parrebbe
necessario fare pubblicità ad una società produttrice o per ridurre la
prostituzione occorrerebbe fare pubblicità ai promotori del “malaffare”, oppure
ancora per ridurre l’impatto dei derivati finanziari si dovrebbe pubblicizzare una
finanziaria specializzata.
Se quindi il discorso è campato
in aria e ragionevolmente inaccettabile, allora qual è la motivazione vera
dell’accordo? Non si può chiedere al lupo di limarsi i denti per divenire un
pastore tedesco da mettere a guardia delle pecore…finirebbe la sua funzione.
Allora quale recondita motivazione ha spinto Unibet a cercare il sostegno
dell’Adiconsum e questa, senza alcun ritegno, accettare così apertamente
presentando il tutto come “la cosa migliore del mondo”? . Mi chiedo se ci sia
invece un’altra motivazione che ha spinto i due a sottoscrivere l’accordo che
non è stata esplicitata?
Lascio la risposta a chi legge e
soprattutto alla responsabilità di chi fa parte di questa Associazione dei
consumatori che deve sentirsi responsabile in prima persona e chiedere
l’immediata rescissione dell’accordo e le dimissioni immediate ed irrevocabili
di chi, per l’Adiconsum, l’ha sottoscritto.
Se ciò non avviene allora io
consiglierei di ripensare alla propria appartenenza, vale a dire alla
motivazione per la quale si sceglie di far parte di una Associazione dei
Consumatori, alle motivazioni, non solo di carattere personale, ma soprattutto
di bene comune che l’Associazione si impegna a perseguire come obiettivo
primario della propria esistenza.
Se una Associazione dei
consumatori, si lascia convincere dalle “sirene dell’odierno travisamento
culturale” allora significa che ha fatto il suo tempo e che è ora di cambiare. Infatti
i tempi in cui le Associazioni dei consumatori erano sorte da legami con i
partiti e soprattutto dai sindacati per promuovere finalità di bene comune,
sembrano ormai decisamente tramontati e la crisi del sindacato ne è una
manifestazione evidente. La stessa cosa che sta accadendo per i CAF, divenuti
ormai una sorta di ripiego di sindacalisti
fuori-usciti o per “clientes” in cerca di un posto di lavoro, garantito dall’accordo
della onnipresente triade “Partito, Sindacato, INPS” quando non anche dall’accoppiata
Ministero dell’Economia e Finanze attraverso regolamenti fiscali e Agenzia
delle entrate che li espleta (compilazione e verifica del 730) anche per mezzo
della “longa manu” chiamata CAF.
Che fare allora? Credo che non ci
sia più bisogno di ribadire che il richiamo all’etica è uno dei must del nostro
Paese e che quando si parla di Etica, si deve pensare in termini nuovi, di
indipendenza mentale, culturale ed economica dai grandi centri di potere, sopra
menzionati. Ci sarebbe bisogno di una valutazione etica, di un codice etico non
autoreferenziale, ma elaborato da un organismo esterno e competente in merito.
Anzi sarebbe interessante che l’Adiconsum si sottoponesse apertamente ad un
giudizio etico come quello che vado qui formulando, perché se fino a qualche
tempo fa un’Associazione dei consumatori poteva contare sul fatto di avere il
potere di incidere nella soluzione delle controversie perché legata ad un partito
o ad un sindacato (anche se è noto che spesso tali organismi, purtroppo
mediavano a volte anche in maniera poco trasparente e strumentale, tra gli
interessi delle controparti la cui difesa dei diritti era legata alle
conoscenze di politici o all’appartenenza politica o sindacale). Ora le cose
sono cambiate, il termometro che stabilisce la salute di una Associazione dei
consumatori è la propria indipendenza, è la capacità di assumere comportamenti
sani di salvaguardia dei diritti, che non hanno bisogno di “mezzucci” o “azioni
da voto di scambio” ma solo di etica, quella vera che promuove la coscienza del
rispetto delle regole nella promozione del bene comune e che pertanto non si
permetterà mai, neanche lontanamente di concludere accordi su attività lesive
della dignità dell’uomo, anche se questo può rappresentare un sostegno
economico…..perché se accettiamo di portare il…… collare…dobbiamo poi anche
capire che saremo tenuti al guinzaglio.
Presidente Comitato di promozione etica onlus
www.certificazionetica.org -
rciminello@certificazionetica.org
Docente Fac. Economia e Sviluppo
Université Catholique du Congo - Kinshasa RdC
Membro del CdA dell'UCC
romeo.ciminello@ucc.ac.cd
Docente incaricato Fac.
Scienze Sociali (1994-2013) P.U.G.
Direttore Scientifico 4metx srl
Via Tuscolana 352 - 00181 Roma
tel/fax.: 003906786165 cell. +393358121273
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