INQUINAMENTO: ITALIA OTTIMI PROPOSITI. SITUAZIONE REALE DRAMMATICA
1 dicembre 2015
Roma - 01 dicembre 2015
- Secondo il rapporto 2015 dell’Agenzia Europea per l’Ambiente pubblicato oggi, l'Italia sta facendo i compiti a casa per quanto riguarda emissioni di gas serra, consumo energetico ed energia rinnovabile. Su 28 paesi membri solo altri 12 sono in regola contemporaneamente su queste tre voci dell’agenda climatica europea.
Dal rapporto, però, si evince che il problema inquinamento, in Italia è serio. Tra i 28 Paesi dell’Unione europea l’Italia è quello con il più alto numero di morti premature rispetto alla normale aspettativa di vita a causa dell’inquinamento dell’aria. Ad attestarlo è un rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea): la Penisola nel 2012 ha registrato 84.400 decessi di questo tipo, su un totale di 491mila a livello Ue.
Tre gli agenti killer responsabili del record negativo: le micro polveri sottili (Pm2.5), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono, quello presente nei bassi strati dell’atmosfera (O3). A questi inquinanti lo studio attribuisce rispettivamente 59.500, 21.600 e 3.300 morti premature in Italia.
Certamente, il problema inquinamento italiano, deriva dalla malagestio politica. Pianura Padana più colpita. L'area più colpita in Italia dal problema delle micro polveri si conferma quella della Pianura Padana, con Brescia, Monza, Milano, ma anche Torino, che oltrepassano il limite fissato a livello Ue di una concentrazione media annua di 25 microgrammi per metro cubo d'aria, sfiorata invece da Venezia.
Considerando poi la soglia ben più bassa raccomandata dall'Oms di 10 microgrammi per metro cubo, il quadro italiano peggiora sensibilmente, a partire da altre grandi città come Roma, Firenze, Napoli, Bologna, arrivando fino a Cagliari.
La classifica dei capoluoghi più inquinati vede al primo posto Frosinone (110 giorni di superamento del limite) segueno Alessandria (86), Benevento, Vicenza e Torino (77 giorni), Lodi e Cremona (71), Avellino (69), Milano (68), Venezia e Asti (66) Palermo (65), Napoli (40), e Cagliari (36).
Il problema è innanzitutto politico. Non esiste controllo reale delle emissioni industriali e non esiste una politica di mobilità alternativa.
Tra le prime dichiarazioni dell'Assessore alla mobilità del Comune di Roma si registra un cambio radicale circa la mobilità alternativa di una città come Roma: blocco delle piste ciclabili (del Grab Grande Raccordo Anulare per Biciclette), blocco a eventuali regole pro ciclisti, blocco di piste ciclabili. Lo stesso Esposito ha poi candidamente ammesso: non esiste un vero piano circa la mobilità ed il limite di velocità a 30 kmh.
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