l'IVA SULLA TIA - TARSU SARA' RIMBORSATA?
9 febbraio 2010
L'Iva sulla Tia sarà rimborsata?
L'Iva pagata sulla tariffa di igiene ambientale sarà rimborsata attraverso il meccanismo delle compensazioni fiscali. Sfumata del tutto la possibilità di trovare una soluzione al problema nel decreto milleproroghe (dl 194/2009) all'esame della commissione affari costituzionali del senato, il ministero dell'economia e l'Agenzia delle entrate sono al lavoro per predisporre una norma che dia attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 238/2009.
Lo ha annunciato il sottosegretario all'economia Daniele Molgora rispondendo a un'interrogazione parlamentare in commissione finanze della camera.
I contribuenti potranno così recuperare, compensandola con altri tributi, l'Iva pagata ai comuni che hanno istituito la tariffa rifiuti (Tia o Tari a seconda dei casi). Il balzello, che in molti enti (circa 1.200 tra cui ci sono 49 capoluoghi di provincia, quali Roma, Venezia, Firenze, Trento e Bolzano) ha sostituito la vecchia Tarsu, è stato dichiarato dalla Consulta un tributo a tutti gli effetti e in quanto tale non assoggettabile a Iva. Ragion per cui l'imposta sul valore aggiunto pagata ai sindaci dovrà ora essere rimborsata. Secondo uno studio l'importo incamerato dai comuni dal 2000 ad oggi ammonterebbe a circa 933 milioni di euro. Una cifra da rimborsare a una platea di quasi 6 milioni di contribuenti, per una media di 161 euro a famiglia (con punte di 293 ad Agrigento, 291 a Lucca, 286 a Biella). A.E.C.I. teme comunque che il rimborso dell'Iva possa essere compensato con ulteriori aumenti delle tariffe, (Equiparando questo importante Diritto sancito dalla Corte costituzionale a una mera vittoria di Pirro per i consumatori) ed inoltre esiste il rischio concreto che, in caso di restituzione, gli importi pagati partano dal 2005 (ultimi 5 anni) anziché dal 2000. E chi lo spiega agli oltre 2,5 milioni di contribuenti, che hanno pagato l'Iva dal 2000 al 2004 e non avranno i rimborsi? Per questo l’A.E.C.I. chiederà al governo che nel decreto, oltre alle modalità di restituzione degli importi indebitamente pagati, siano previsti anche gli interessi maturati nel corso degli anni e si prevedano tempi di prescrizione civilistici per i rimborsi (10 anni).
Intanto A.E.C.I. continua con la raccolta di tutti i ricorsi dei consumatori che si rivolgano alle nostre sedi ed a fare comunque ricorsi ai Tar. Chiunque volesse aderire, può contattare le nostre sedi o tramite il sito www.euroconsumatori.eu
L'Iva pagata sulla tariffa di igiene ambientale sarà rimborsata attraverso il meccanismo delle compensazioni fiscali. Sfumata del tutto la possibilità di trovare una soluzione al problema nel decreto milleproroghe (dl 194/2009) all'esame della commissione affari costituzionali del senato, il ministero dell'economia e l'Agenzia delle entrate sono al lavoro per predisporre una norma che dia attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 238/2009.
Lo ha annunciato il sottosegretario all'economia Daniele Molgora rispondendo a un'interrogazione parlamentare in commissione finanze della camera.
I contribuenti potranno così recuperare, compensandola con altri tributi, l'Iva pagata ai comuni che hanno istituito la tariffa rifiuti (Tia o Tari a seconda dei casi). Il balzello, che in molti enti (circa 1.200 tra cui ci sono 49 capoluoghi di provincia, quali Roma, Venezia, Firenze, Trento e Bolzano) ha sostituito la vecchia Tarsu, è stato dichiarato dalla Consulta un tributo a tutti gli effetti e in quanto tale non assoggettabile a Iva. Ragion per cui l'imposta sul valore aggiunto pagata ai sindaci dovrà ora essere rimborsata. Secondo uno studio l'importo incamerato dai comuni dal 2000 ad oggi ammonterebbe a circa 933 milioni di euro. Una cifra da rimborsare a una platea di quasi 6 milioni di contribuenti, per una media di 161 euro a famiglia (con punte di 293 ad Agrigento, 291 a Lucca, 286 a Biella). A.E.C.I. teme comunque che il rimborso dell'Iva possa essere compensato con ulteriori aumenti delle tariffe, (Equiparando questo importante Diritto sancito dalla Corte costituzionale a una mera vittoria di Pirro per i consumatori) ed inoltre esiste il rischio concreto che, in caso di restituzione, gli importi pagati partano dal 2005 (ultimi 5 anni) anziché dal 2000. E chi lo spiega agli oltre 2,5 milioni di contribuenti, che hanno pagato l'Iva dal 2000 al 2004 e non avranno i rimborsi? Per questo l’A.E.C.I. chiederà al governo che nel decreto, oltre alle modalità di restituzione degli importi indebitamente pagati, siano previsti anche gli interessi maturati nel corso degli anni e si prevedano tempi di prescrizione civilistici per i rimborsi (10 anni).
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