LAMPEDUSA. STORIA DI UNA MORTE ANNUNCIATA
4 ottobre 2013
Il numero dei morti certamente impressiona ma conta poco. E’
importante a fini statistici ma irrilevante a livello morale. Cento morti,
duecentociquanta dispersi fanno male al cuore. Ma dovrebbero far male al cuore
la somma di tutti i morti e di tutti i dispersi di questi apolidi fuggiti da
terrore, morte e fame. Disposti a mettere a repentaglio la propria vita per un
barlume di speranza.
Negli ultimi 10 anni sono
6.700 le persone che hanno perso
la vita nel Canale di Sicilia. Il conto, che include i dispersi, è tenuto dal
sito Fortress Europe di Gabriele del Grande. (http://fortresseurope.blogspot.it/)
Dal sito Fortress Europe di Gabriele del Grande si legge “Un
giorno a Lampedusa e a Zuwarah, a Evros e a Samos, a Las Palmas e a Motril
saranno eretti dei sacrari con i nomi delle vittime di questi anni di
repressione della libertà di movimento. E ai nostri nipoti non potremo neanche
dire che non lo sapevamo. Dal 1988 sono morte lungo le frontiere dell'Europa
almeno 19.142 persone. Di cui 2.352 soltanto nel corso del 2011. Il dato è
aggiornato al 3 ottobre 2013 e si basa sulle notizie censite negli archivi
della stampa internazionale degli ultimi 24 anni.”
Lo speciale, intitolato “LA STRAGE” recita invece che dal
1988 sono morte lungo le frontiere dell'Europa almeno 19.142 persone. Di cui
2.352 soltanto nel corso del 2011. Il dato è aggiornato al 3 ottobre 2013 e si
basa sulle notizie censite negli archivi della stampa internazionale degli
ultimi 25 anni. Il dato reale potrebbe essere molto più grande. Nessuno sa
quanti siano i naufragi di cui non abbiamo mai avuto notizia. Lo sanno soltanto
le famiglie dei dispersi, che dal Marocco allo Sri Lanka, si chiedono da anni
che fine abbiano fatto i loro figli partiti un bel giorno per l'Europa e mai
più tornati.
Ogni morto ed ogni sopravvissuto nasconde tanta sofferenza.
Sofferenza che nel 2013 non dovrebbe far parte del bagaglio umano. La colpa è
di tutti. Le colpe sono dell’intero genere umano. Le colpe sono dell’Europa. Le
colpe sono dell’Italia. Ma non bisognerebbe parlare di colpe.
Oggi anche la nostra associazione si unisce al lutto
nazionale. Il DNA di A.E.C.I. ci impone però di mantenere il senso critico.
L’ipocrisia di parte del mondo occidentale interessato alle
sorti di paesi come Egitto, Libia, Tunisia, Somalia (solo per citarne alcuni) è
raccapricciante. Il vero interesse è belligere per puri interessi economici. Le
vite sono considerate a latere. La perdita di vite umane è considerata effetto
collaterale.
L’Italia, parte di questo mondo
occidentale, (spalleggiata dal reso dei Paesi Europei) ha, sino ad oggi, lavorato
per mettere un tappo. Il tappo al normale defluire dalle coste settentrionali
dell’Africa cooperando con i paesi interessati. Poco importa il problema
umanitario. Per questo sarà poi sufficiente inviare un numero giusto di
container di aiuti umanitario (cibo, medicine e vestiti) largamente
pubblicizzato.
La vicenda (solo l’ultima) è solo
la punta di ICEBERG che evidenzia lo stato di inadeguatezza della politica
italiana ed europea. Le responsabilità sono equamente ripartite. La politica
non è stata in grado di creare leggi adeguate alle esigenze. Ancora, la
politica, come in Italia, non solo non ha prodotto leggi adeguate alle esigenze
ma ha, ancora di più, esasperato l’intero apparato. Questa la cosa più
disdicevole. I veri responsabili, i veri assassini hanno nome e cognomi.
A partire da Bossi, Fini e Maroni
per finire a tutti i politici, italiani ed europei compresi che non hanno mosso
un dito per risolvere il problema.
Troppo facile dichiarare Lutto
Nazionale che è, a tutti gli effetti, una maschera di profonda tristezza che
nasconde però, o cerca di farlo, la faccia dei veri colpevoli.