BENZINA E IVA. ANCORA PIU' BASSO IL POTERE DI ACQUISTO DEI CONSUMATORI
30 settembre 2013
La nostra associazione di consumatori ha sempre sostenuto
che la crisi economica si combatte e si arresta potenziando il potere di
acquisto dei consumatori.
I governi che si sono succeduti tuttavia hanno preferito
elargire finanziamento a gettito e senza alcuna programmazione a imprese
(amiche) e banche.
Aumento dell'IVA e della benzina deprimeranno ancor di più
il potere d'acquisto dei consumatori e contemporaneamente la cosa si riverserà
sulle aziende.
I consumatori italiani hanno, in questo momento, poche
possibilità di spesa e questo per la moneta a disposizione.
È risaputo che il nostro paese non si distingua in positivo,
nell'area euro, per la consistenza delle remunerazioni, sia per i lavori
manuali, sia per quanto riguarda le cosiddette professioni intellettuali o
concettuali. Vediamo quattro diversi esempi che coinvolgono manager, dirigenti
d'aziende e impiegati.
La differenza di stipendio più corposa tra noi e gli altri
grandi paese europei balza all'occhio in primis per quanto riguarda i laureati
in ingegneria. Secondo i dati dell'Osservatorio Page Personnel, a tre anni
dall'inserimento un ingegnere meccanico in Italia guadagna 35.000 euro annui lordi
mentre in Inghilterra può raggiungere i 52.000. Differenza rilevante anche per
quanto riguarda l'ingegnere ambientale che arriva a uno stipendio di 58.000
euro a tre anni dalla laurea mentre da noi si ferma ai 50.000.
Al tempo stesso i manager italiani sono tra i più pagati. La
strategia è stata l’opposto. Invece di creare condizioni di spesa per la massa
si è deciso di puntare sugli alti livelli. Il prodotto è stato devastante. I
beni di lusso non hanno risentito minimamente il resto del comparto
(praticamente l’intero settore industriale italiano) è stato completamente raso
al suolo.
Inutile nascondere che la crisi economica italiana, l’Italia
è uno dei pochi paesi europei che stenta ad uscire dalla crisi, e che, questo
triste primato è stato reso possibile da una mancata politica di programmazione
macroeconomica.
E’ arrivato il momento di scontentare le lobbies che ancora
cercano di difendere il piccolo orticello non sapendo che il rischio non è
quello di perdere il raccolto ma anche la terra stessa. È arrivato il momento
di far pagare chi ha di più (e troppo) per distribuire a chi ha di meno. Solo
così si può far ripartire l’economia.