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Fisco, l’Italia è divisa. A un terzo il 65% dei redditi. Uno su quattro sotto i 15 mila euro.

3 gennaio 2010

Associazione Consumatori

ROMA — Quasi la metà dei contribuenti italiani ha dichiarato nel 2008 un reddito inferiore ai 15 mila euro lordi, ma rispetto al 2007 il loro numero è diminuito di oltre il 6%. E sono sempre meno anche gli italiani che non arrivano a guadagnare 7.500 euro annui lordi, ricadendo nell’area di totale esenzione e che di conseguenza non pagano un euro di tasse: secondo le denunce dei redditi 2008 sono stati 10 milioni e 300 mila, un quarto dei contribuenti complessivi, ma un milione e 200 mila in meno rispetto alle dichiarazioni del 2007 (con un calo di quasi il 9%). In parallelo cresce la ricchezza, con un incremento sensibile dei contribuenti che nel 2008 hanno guadagnato tra i 15 e i 26 mila euro. I Paperoni d’Italia, invece, se la passano (relativamente, s’intende) un po’ peggio: oltre i 200 mila euro di imponibile si contavano 76.888 contribuenti, 600 in più rispetto al 2007, ma con un reddito medio decurtato di un bel po’: 377 mila euro a testa contro i 391 dell’anno precedente.

Difficile concludere che la struttura dei redditi italiana sia equilibrata, anche se dalle dichiarazioni dei redditi 2008 presentate nel 2009, sulla base delle indicazioni provvisorie dell’Agenzia delle entrate, emerge un quadro un po’ migliore rispetto all’anno precedente. Il reddito medio degli italiani è salito da 18.540 a 19.110 euro. Un 3% in più che non ci farà fare grandi salti in avanti nella classifica dei salari medi nei Paesi Ocse, che ci vede al posto numero 23 tra i 30 Paesi più industrializzati del mondo, dietro anche alla Grecia e alla Spagna, e con stipendi inferiori del 17% rispetto alla media complessiva. Ma resta il fatto che in Italia, stando a quello che si confessa all’amministrazione finanziaria, e dunque al lordo dell’evasione fiscale, si assiste a un leggero ma progressivo spostamento dei contribuenti verso le fasce di reddito più alte. Anche se ci sono delle eccezioni tutt’altro che trascurabili. I contribuenti che nel 2008 hanno denunciato un reddito pari a zero, ad esempio, sono stati ben 305.890, quasi 25 mila in più rispetto al 2007. Nella fascia di reddito compresa tra zero e 15 mila euro lordi annui, l’Agenzia delle entrate ha censito finora (mancano 600 mila dichiarazioni da elaborare) 19 milioni 832 mila contribuenti, contro i 21 milioni 122 mila che risultavano dalle denunce dell’anno precedente. Tra i 15 e i 29 mila euro di reddito, che corrisponde più o meno allo scaglione cui si applica l’aliquota Irpef del 27%, nel 2008 figuravano 14 milioni 927 mila italiani: il 36,2% dell’intera massa dei contribuenti, contro il 34,6% dell’anno precedente. All’interno di questa fascia si contano ben 7 milioni 255 mila cittadini con un imponibile compreso tra 15 e 20 mila euro, ed altri 5 milioni e 781 mila che denunciano guadagni tra i 20 e i 26 mila euro. In quello che corrisponde a spanne allo scaglione Irpef superiore, collocato tra i 29 e i 55 mila euro e tassato con l’aliquota marginale al 38%, c’erano 4 milioni 751 mila italiani (l’11,5% della massa contro il 10,9 del 2007). Molto più sottili le fasce di reddito più elevate: in quella tra i 55 e i 75 mila euro (con l’aliquota Ire che sale al 41%) ci sono 730 mila contribuenti contro i 709 mila del 2007, ma rispetto al totale sono sempre l’1,7%. Oltre i 75 mila euro, dove il reddito è tassato al 43%, si contano 787 mila contribuenti, contro i 764 mila dell’anno precedente, l’1,9% del totale contro l’ 1,8% del 2007. I ricchi, almeno sulla carta, non sono tantissimi.

Anche se sono proprio loro a produrre in Italia la maggior quantità di ricchezza. Quelli che guadagnano tra i 50 e i 75 mila euro l’anno sono il 2,5% del totale, ma portano a casa l’8% dei redditi complessivi. Così come a quell’1,9% dei contribuenti sopra la soglia dei 75 mila euro lordi annui corrisponde addirittura il 13,3% della ricchezza denunciata al fisco da tutti gli italiani, che nel 2008 è stata pari, sempre secondo i dati parziali dell’Agenzia delle entrate, a 783,9 miliardi di euro. Idealmente, i contribuenti italiani possono essere suddivisi in tre gruppi di eguale consistenza. Il primo terzo, dove l’imponibile non supera i 10 mila euro annui lordi, produce appena l’8,4% del reddito complessivo. Il secondo terzo, compreso nella fascia tra i 10 e i 20 mila euro di reddito, rappresenta il 26,4% della ricchezza dichiarata. Tutto il resto (65% dei redditi complessivi) appartiene all’ultimo terzo, quello che comprende i cittadini che guadagnano da 20 mila euro annui in su. Molto, in questa classifica, è destinato a cambiare passando dai redditi lordi a quelli netti, quindi dopo il passaggio della mannaia delle tasse. L’imposizione fiscale, infatti, colpisce in misura decisamente più forte le fasce di redditi alti e medio-alti. È la cosiddetta progressività, che vede l’imposta aumentare più rapidamente dell’imponibile, prevista e tutelata dalla Costituzione. Anche se constatare che appena il 10% dei contribuenti italiani paga da solo oltre la metà di tutte le tasse incassate dal Tesoro è forse un argomento in più per chi spinge verso una nuova riforma fiscale.

FONTE: corriere.it

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