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I COSTI DELLA POLITICA LOCALE.

11 ottobre 2012

Associazione Consumatori
In questi giorni di scandali, di assessori, politici sia a livello nazionale, sia a livello locale, ITALIA OGGI ha presentato un articolo tratto, a sua volta da libertiamo.it di Carmelo Palma. Riportiamo l'articolo tratto dal sito di Italia Oggi.

Dai dati consegnati, è emerso che tra il 2009 e il 2011 la spesa complessiva per i comuni è passata dai 647,4 milioni ai 594,5 milioni (-8,17%), con un'incidenza sulla spesa corrente degli enti considerati che è scesa dall'1,29% all'1,15%; per le province la spesa complessiva è passata dai 111,8 milioni ai 112 milioni (+0,18%), con un'incidenza sulla spesa corrente delle province italiane che è salita dall'1,29% all'1,33%; per le regioni la spesa complessiva è passata dai 913 milioni ai 895 milioni (-1,97 %), con una incidenza sulla spesa corrente delle regioni che si è ridotta dallo 0,63% allo 0,59%. Il costo della politica locale nel 2011 ammontava, dunque, a poco più di 1,6 miliardi di euro.


Rispetto al complesso delle regioni italiane, il Lazio si conferma essere quella che più ha aumentato sia in termini assoluti sia percentuali le spese per il funzionamento degli organi istituzionali, passando tra il 2009 e il 2011 dai 45,4 ai 65,7 milioni, pur non essendo, neppure tra le regioni a statuto ordinario, quella con il più alto rapporto tra spese politico-istituzionali e la spesa corrente. Peggio del Lazio, sotto questo profilo, fanno Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia e Umbria (in rigoroso ordine alfabetico).

Tra le regioni a statuto ordinario, più virtuose secondo questo indice al primo posto vi è la Lombardia (0,24%), al secondo la Toscana (0,31%), al terzo il Piemonte (0,36%) e al quarto il Veneto (0,41%). Complessivamente le regioni più virtuose sono quelle del centro-nord e le più sbilanciate quelle del centro-sud, sia a statuto ordinario che autonome.

Interessante è anche considerare il costo pro-capite di funzionamento degli organi istituzionali. La Puglia di Vendola spende circa 44 milioni di euro avendo una popolazione di poco inferiore ai 4,1 milioni. L’Emilia Romagna di Errani con 4,4 milioni di abitanti spende 37,4 milioni. Il che significa che la Puglia, in rapporto alla popolazione, spende 10 milioni in più dell’Emilia Romagna. Ne dovrebbe spendere, se il costo pro-capite fosse pari a quello emiliano, circa 34.

Per quanto riguarda i dati relativi a tutti i comuni capoluogo di provincia, per le spese di funzionamento degli organi istituzionali se Napoli, in rapporto alla popolazione, spendesse quanto Milano, dovrebbe spendere 1,5 milioni in meno (2,4 contro 4,1). Questa sproporzione è rimasta costante dal 2009 al 2011 malgrado entrambe abbiano tagliato molto le proprie spese, per complessivi 5 milioni di euro.

Confrontando invece Torino e Palermo, si vede come lo sforzo del capoluogo sabaudo sia stato negli ultimi anni molto più deciso con il taglio di oltre 1,4 milioni di spese per gli organi istituzionali, contro i 400mila del capoluogo siciliano. Il risultato è che Palermo, che è poco più di due terzi di Torino, spende tra le due e le tre volte in più  in rapporto alla popolazione.
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