Truffe online: con PSD3 le piattaforme potrebbero pagare i danni. E A.E.C.I. è in prima linea
11 dicembre 2025
Le truffe online non sono più l’eccezione: sono diventate un vero modello di business. Pubblicità con volti di politici, sportivi o influencer ricreate con l’AI, finti investimenti miracolosi, criptovalute inesistenti, marketplace pieni di inserzioni fake. Gli autori delle frodi spariscono, i soldi svaniscono e, finora, chi paga davvero è quasi sempre il consumatore.
Con il nuovo pacchetto europeo sui servizi di pagamento – la
terza direttiva PSD3 e il nuovo Payment Services Regulation (PSR) – sta
entrando in gioco un’idea molto semplice e molto scomoda per le big tech: se
la truffa nasce e prolifera sulle loro piattaforme, non possono più lavarsene
le mani.
A.E.C.I., che è membro del BEUC (l’organizzazione europea
dei consumatori) tramite il coordinamento CIE – Consumatori Italiani per
l’Europa, sta portando questa battaglia a Bruxelles e in Italia, forte delle decine
di segnalazioni su truffe online che arrivano ogni mese ai nostri
sportelli. BEUC+1
Truffe online: un’industria miliardaria, non un
“incidente”
I numeri raccontano bene perché l’Europa ha deciso di alzare
il tiro:
- Secondo
un’analisi citata da Wired, nel 2024 circa l’80% degli utenti online ha
incontrato almeno un tentativo di truffa in rete. Wired Italia
- Uno
studio di Juniper Research, sempre riportato nell’articolo, stima perdite
globali da frodi informatiche per circa 44 miliardi di dollari nel 2024,
con una proiezione che supera i 100 miliardi nel 2029. Wired Italia
- A
livello mondiale, altre ricerche indicano che le frodi nell’e-commerce
superano decine di miliardi di dollari l’anno, con l’Europa fra le aree
più colpite. Mastercard B2B+1
Non stiamo parlando quindi di qualche furbetto isolato, ma
di una filiera criminale globale, che sfrutta social network,
piattaforme video, marketplace e motori di ricerca come canale privilegiato per
agganciare le vittime.
Peggio ancora: una parte di questo business passa
direttamente attraverso la pubblicità delle piattaforme. Secondo documenti
interni di Meta citati da Reuters, riportati da Wired, circa il 10% dei
ricavi pubblicitari del gruppo – circa 16 miliardi di dollari – deriverebbe da
inserzioni legate a truffe e frodi. Wired Italia
Tradotto: mentre i cittadini perdono i propri risparmi, qualcuno ci guadagna
due volte – prima vendendo visibilità ai truffatori, poi proponendosi come
“guardiano” contro le stesse frodi.
Dalla PSD2 alla PSD3/PSR: spostare la responsabilità
Finora il quadro normativo europeo è stato dominato da PSD2.
Ha introdotto la Strong Customer Authentication (SCA) e migliorato la sicurezza
tecnica dei pagamenti, ma ha lasciato enormi buchi sulle frodi di social
engineering: phishing, smishing, vishing, spoofing, finti operatori bancari
che convincono il cliente a fare bonifici “autorizzati” verso i truffatori. Wired Italia+1
Il risultato?
Secondo i dati raccolti da BEUC e dalle autorità europee:
- I
consumatori oggi sopportano l’86% delle perdite derivanti da bonifici
fraudolenti, con un importo medio di circa 1.835 euro a frode. BEUC+2BEUC+2
È esattamente questo squilibrio che PSD3 e, soprattutto, il
nuovo Payment Services Regulation (PSR) vogliono correggere.
L’accordo politico raggiunto il 27 novembre 2025 tra
Parlamento europeo e Consiglio prevede che:
- Le banche
e gli altri prestatori di servizi di pagamento (PSP) debbano
rimborsare i clienti vittime di determinate frodi, in particolare i casi
di impersonificazione della banca (il classico truffatore che
chiama fingendosi l’istituto di credito). Parlamento Europeo+1
- Le
piattaforme online saranno responsabili nei confronti dei PSP che
hanno rimborsato i consumatori, se erano state informate della presenza
di contenuti fraudolenti e non li hanno rimossi. Parlamento Europeo
In pratica si crea una catena di responsabilità:
- Il
consumatore truffato viene rimborsato dalla banca/PSP, entro regole
definite.
- La
banca può rivalersi sulle piattaforme online (social, marketplace,
motori di ricerca, ecc.) che hanno ospitato l’annuncio o il contenuto
fraudolento e non lo hanno rimosso dopo la segnalazione.
È un cambio di paradigma: la frode non è più un “problema
del singolo utente distratto”, ma un rischio di sistema che deve essere
gestito da chi guadagna dai pagamenti e dagli spazi pubblicitari.
PSD3 come “appendice economica” del Digital Services Act
Il Digital Services Act (DSA) ha già imposto alle
grandi piattaforme obblighi di trasparenza e moderazione dei contenuti
illegali, comprese le frodi finanziarie. Wired Italia
Ciò che PSD3/PSR fa, di fatto, è aggiungere un pezzo che
mancava: la responsabilità economica.
Wired ricostruisce come, grazie ai report di trasparenza
imposti dal DSA, si vedano oggi numeri impressionanti:
- Facebook,
nel solo trimestre ottobre–dicembre 2024, ha rimosso centinaia di migliaia
di contenuti fraudolenti tra post, annunci e inserzioni di Marketplace. Wired Italia
- Instagram
ha raddoppiato in pochi mesi le rimozioni per frode e inganno, con una
crescita forte delle rimozioni automatiche tramite sistemi di machine
learning. Wired Italia
- Su
LinkedIn, le segnalazioni per “spam” e “fraud/scam” sono cresciute di
oltre il 600% fra il 2023 e il 2025. Wired Italia
Insomma: le piattaforme sanno benissimo che il problema
esiste ed è enorme. Con PSD3/PSR e DSA insieme, il messaggio politico è
chiaro:
Se fai soldi ospitando annunci e contenuti, devi assumerti
anche il costo delle frodi che proliferano nei tuoi spazi quando non intervieni
tempestivamente.
La posizione di BEUC: basta far pagare solo i consumatori
BEUC, la “voce dei consumatori in Europa”, da anni chiede
una riforma radicale della responsabilità sulla frode. BEUC+1
Nei suoi documenti sul Payment Services Regulation, BEUC
denuncia che:
- Il
sistema attuale scarica i costi delle frodi quasi interamente sui
cittadini, specie nei casi di bonifici “autorizzati” indotti con
l’inganno.
- Le
banche spesso rifiutano i rimborsi invocando la “grave negligenza” del
cliente, concetto usato in modo estensivo e discrezionale. BEUC+1
In un recente intervento sulla stampa finanziaria
internazionale, il direttore generale di BEUC ha ribadito che:
- Le
piattaforme social e online stanno effettivamente guadagnando dalle truffe,
vendendo spazi pubblicitari ai truffatori.
- Non
ha senso chiedere a ogni singolo consumatore di fare causa a colossi
globali; serve una soluzione sistemica, con regole chiare a carico
di PSP e piattaforme. Financial Times+1
È esattamente la linea che PSD3 e PSR stanno iniziando a
recepire.
Il ruolo di A.E.C.I.: dalle segnalazioni allo sportello
alla pressione in Europa
A.E.C.I. non parte da zero su questo tema. Da anni riceviamo
segnalazioni di truffe online su:
- finti
investimenti e trading ad “alto rendimento”;
- inserzioni
fake su marketplace e social (auto, case in affitto, prodotti hi-tech mai
consegnati);
- phishing
e smishing che imitano banche, poste, corrieri, operatori telefonici;
- falsi
operatori di assistenza che si fanno dare codici OTP o accesso all’home
banking.
Proprio grazie all’adesione al BEUC, deliberata nel
2017 attraverso il coordinamento CIE – Consumatori Italiani per l’Europa,
A.E.C.I. porta queste esperienze concrete ai tavoli europei dove si discute di
PSD3, PSR, DSA, pagamenti istantanei e futura moneta digitale. BEUC+1
Le nostre priorità su questo fronte sono molto nette:
- Rimborso
automatico e chiaro per le principali tipologie di frode, senza
scaricare sui consumatori oneri probatori impossibili.
- Responsabilità
effettiva delle piattaforme che lucrano sui contenuti fraudolenti e
non intervengono dopo le segnalazioni.
- Obblighi
di cooperazione fra banche, piattaforme e autorità per bloccare
rapidamente i flussi di denaro e chiudere i canali di frode.
Ogni segnalazione che riceviamo non è solo un caso
individuale: è un mattoncino in più per dimostrare a Bruxelles che il
problema è strutturale.
Cosa cambia (davvero) per i consumatori italiani
Se e quando il testo definitivo di PSD3/PSR entrerà in
vigore (verosimilmente dopo il 2026, con un periodo di transizione), per i
consumatori potrebbero cambiare alcune cose fondamentali: Wired Italia+1
- Maggiore
probabilità di rimborso
Nei casi in cui la frode coinvolge impersonificazione della banca o schemi chiaramente riconducibili a social engineering, la banca/PSP non potrà più limitarsi a dire “hai autorizzato tu il bonifico, problema tuo”. - Pressione
economica sulle piattaforme
Sapendo di poter essere chiamate a rimborsare le banche, le grandi piattaforme avranno finalmente un incentivo serio a investire in prevenzione e moderazione contro le truffe, non solo in comunicati stampa. - Meno
“scaricabarile” tra banche e big tech
Oggi le vittime vengono rimbalzate fra istituti di credito e piattaforme (“è colpa di Facebook”, “è colpa della banca”, “hai cliccato tu”). Domani le regole dovrebbero essere più chiare: il cittadino si rivolge al proprio PSP, che poi si arrangia a rivalersi su chi ha ospitato la frode.
Naturalmente tutto questo funzionerà solo se:
- la
normativa sarà recepita con serietà a livello nazionale;
- le
autorità di vigilanza (Banca d’Italia, Consob, AGCM, autorità di data
protection) saranno pronte a sanzionare chi non si adegua;
- le
associazioni dei consumatori, A.E.C.I. in testa, continueranno a monitorare
casi concreti e segnalare criticità.
Cosa puoi fare tu oggi se sospetti una truffa online
Le regole cambiano, ma nel frattempo le truffe corrono. Se
ti è già successo o temi di essere rimasto coinvolto:
- Blocca
subito pagamenti e carte e contatta la banca/PSP chiedendo un reclamo
formale per operazione fraudolenta.
- Conserva
tutto: screenshot delle inserzioni, chat, e-mail, movimenti di conto,
numeri di telefono, link.
- Segnala
la piattaforma (social, marketplace, motore di ricerca) usando gli
strumenti interni di “segnalazione frode”.
- Rivolgiti
ad A.E.C.I.: possiamo aiutarti a contestare il pagamento alla banca, a
segnalare il caso alle autorità competenti e, dove possibile, ad attivare
azioni collettive.
Ogni caso seguito non è solo un aiuto al singolo
consumatore, ma un tassello in più per dimostrare quanto sia urgente
spostare la responsabilità dove stanno i soldi e il potere: sui grandi
operatori finanziari e digitali.
Le truffe online non sono una fatalità.
Con PSD3, PSR, DSA e la pressione congiunta di BEUC e A.E.C.I. possiamo farle
diventare un costo troppo alto per chi oggi ci guadagna. E quando
diventa più conveniente prevenire le frodi che tollerarle, il sistema –
finalmente – cambia.