Europa Factor, blog retrodatato e tentativo di oscurare i diritti dei consumatori: cosa sta succedendo?
10 dicembre 2025
Una società di recupero crediti che, di fronte alle critiche, invece di rispondere nel merito sembra giocare con le date di un blog per far sparire un articolo scomodo dai risultati di Google. È la ricostruzione che A.E.C.I. – Associazione Europea Consumatori Indipendenti – mette nero su bianco dopo l’ennesimo episodio nella lunga partita con Europa Factor, società di recupero crediti ben nota a molti consumatori italiani.
L’obiettivo, nemmeno troppo nascosto, sarebbe sempre lo stesso: rendere meno visibili in rete le informazioni che aiutano i cittadini a capire quando una richiesta di pagamento è legittima e quando, invece, possono esserci profili di prescrizione o somme non dovute.
Il blog nato nel 2025 con un articolo datato 2021
Secondo le verifiche svolte da A.E.C.I., nel 2025 compare online un blog ospitato su Blogger, “PressTribuneNews”. Nel profilo pubblico del blog è indicato chiaramente che l’account esiste “da gennaio 2025”.

Sul blog vengono pubblicati solo due articoli: uno su una vicenda giudiziaria che riguarda un giornalista argentino e, soprattutto, un pezzo intitolato “Richieste da Europa Factor: cosa fare”, datato 10 luglio 2021.
Il problema è evidente: com’è possibile che un blog aperto
nel 2025 ospiti un articolo “datato” 2021? La ricostruzione di A.E.C.I. è
semplice: il testo sarebbe una copia quasi integrale dell’articolo “RICHIESTE
DA EUROPA FACTOR: COSA FARE”, realmente pubblicato da A.E.C.I. il 12 luglio
2021 sul sito euroconsumatori.eu, quindi anni prima della nascita del blog in
questione.
Per di più, ricerche effettuate tramite Internet Archive (Wayback Machine) non mostrano alcuna traccia storica del blog nel 2021, cosa coerente con l’indicazione di creazione nel 2025.
Dal blog retrodatato alla richiesta di rimozione a Google
Che cosa succede dopo? Sempre secondo A.E.C.I., quel blog
“nuovo” ma retrodatato viene utilizzato come base per una segnalazione a Google
per presunta violazione del copyright: si sostiene cioè che l’articolo
originale sarebbe quello del blog e che il pezzo di A.E.C.I. sul recupero
crediti di Europa Factor sarebbe una copia.
Risultato: Google, fidandosi della cronologia apparente, rimuove temporaneamente dall’indicizzazione l’articolo storico di A.E.C.I. “RICHIESTE DA EUROPA FACTOR: COSA FARE”, che da anni aiuta i consumatori a capire come difendersi di fronte alle lettere e alle telefonate della società di recupero crediti.
Non stiamo parlando di un semplice disguido tecnico: quando scompaiono dai motori di ricerca contenuti informativi su società che gestiscono milioni di euro di crediti, il danno cade direttamente sui cittadini che non trovano più guide, avvisi e spiegazioni sui loro diritti.
Abuso delle segnalazioni per copyright: cosa dice il
Digital Services Act
Sul piano giuridico il punto è delicato. Il Regolamento (UE)
2022/2065, il cosiddetto Digital Services Act (DSA), prevede obblighi
chiari contro l’abuso dei meccanismi di segnalazione e delle procedure di
rimozione dei contenuti: chi invia notifiche manifestamente infondate o
strumentali può incorrere in responsabilità, e le piattaforme devono vigilare
per evitare che i sistemi di “notice and takedown” diventino uno strumento di
censura privata.
Se fosse confermata la ricostruzione di A.E.C.I. – creazione di un blog nel 2025, caricamento di un articolo retrodatato al 2021 e successiva segnalazione a Google per violazione del copyright contro il vero autore del testo – saremmo davanti a un uso distorto delle regole sul copyright e dei meccanismi di moderazione dei contenuti online.
Qui il tema non è solo “chi ha scritto per primo”, ma la
volontà di sfruttare le pieghe tecniche dei motori di ricerca per:
- far
sparire articoli perfettamente leciti e di interesse pubblico,
- ripulire
la reputazione online di chi è oggetto di critiche,
- togliere
ai consumatori informazioni fondamentali per difendersi dalle richieste di
pagamento.
Il contesto: anni di segnalazioni su Europa Factor
Questa storia non nasce dal nulla. Da anni A.E.C.I. pubblica
articoli e guide su Europa Factor e, più in generale, sulle società di recupero
crediti: come devono agire, che limiti hanno, quando un credito è prescritto e
non va pagato, cosa fare in caso di telefonate aggressive o richieste poco
chiare.
Nel tempo, Europa Factor ha già inviato diffide, segnalazioni a Google e perfino comunicazioni riconducibili a presunte “autorità” estere per chiedere la cancellazione degli articoli dell’associazione. Tentativi che, finora, non hanno retto al vaglio dei fatti.
In parallelo, numerose recensioni online descrivono esperienze molto critiche con la società di recupero crediti, con punteggi medi molto bassi su piattaforme pubbliche e frequenti riferimenti a presunti crediti prescritti o comunque contestati.
In questo quadro, l’episodio del blog retrodatato appare come l’ennesimo passo in una strategia di “pulizia” della propria immagine online, che però finisce per comprimere il diritto dei cittadini a essere informati.
I diritti dei consumatori e il Codice del Consumo
Il Codice del Consumo (D.Lgs. 206/2005) riconosce ai
cittadini il diritto a un’informazione corretta, trasparente e completa sui
servizi che li riguardano. Quando un soggetto che opera sul mercato del credito
tenta di mettere a tacere chi informa in modo documentato sui rischi e sulle
tutele, quel diritto viene messo in discussione.
Se poi il tutto passa attraverso segnalazioni per copyright
basate su contenuti che appaiono copiati e retrodatati, il profilo non è più
solo “etico”, ma potenzialmente giuridico: si rischia di integrare un uso
abusivo degli strumenti messi a disposizione dalla normativa europea sulle
piattaforme online.
Cosa possono fare i cittadini
Per i consumatori, il messaggio è chiaro:
- non
fidarsi ciecamente di chi chiede soldi per vecchi debiti senza fornire
documentazione completa;
- verificare
sempre se il credito non sia prescritto;
- rivolgersi
ad associazioni di tutela indipendenti prima di firmare impegni di
pagamento o piani di rientro.
A.E.C.I., da parte sua, ha già avviato le procedure per far
ripristinare l’indicizzazione dei propri contenuti, sta raccogliendo tutta la
documentazione tecnica sul blog e valuterà ogni azione utile davanti alle
autorità competenti, anche alla luce del Digital Services Act e delle norme
contro le segnalazioni manifestamente infondate.
Resta però una domanda, semplice e scomoda, che chiunque può porsi: se tutto ciò fosse confermato, una società che gestisce il credito dei consumatori come Europa Factor può fare una cosa del genere?