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Segnalazione remunerata nel credito al consumo: perché è un problema per i consumatori

4 dicembre 2025

Associazione Consumatori

In Italia sta per arrivare una novità silenziosa ma pesante per chi chiede un prestito o un mutuo: la segnalazione remunerata.

Dietro le parole complicate c’è una cosa molto semplice: qualcuno ti segnala a una banca o a una finanziaria e viene pagato per averti “portato” lì. E no, di solito tu non lo sai.

La questione è esplosa in questi giorni perché lo schema di decreto che recepisce la nuova direttiva europea sul credito ai consumatori (CCD2) potrebbe riaprire la porta a questi segnalatori pagati, ma non vigilati, con il rischio di aumentare i costi e indebolire le tutele per i cittadini.

Che cosa è la segnalazione remunerata (detta senza giri di parole)

La “segnalazione remunerata” è:

  • un soggetto non iscritto come intermediario del credito (quindi non agente o mediatore vigilato OAM);
  • che ti segnala a una banca o a una finanziaria perché sa che hai bisogno di un mutuo o di un prestito;
  • e che prende una commissione se il finanziamento va a buon fine.

Non parliamo di consulenti del credito regolari, ma di:

  • agenti immobiliari,
  • concessionari auto,
  • professionisti vari (notai, commercialisti, ecc.),
  • perfino siti e piattaforme online che rivendono “contatti” già profilati (la famosa lead generation).

Il problema è che questa attività verrebbe esclusa dal perimetro dell’intermediazione del credito: tradotto, niente iscrizione OAM, niente vigilanza specifica, ma soldi che girano lo stesso.

Un esempio pratico: il mutuo “di fiducia” (ma di chi?)

Scenario classico:

  • vai in agenzia immobiliare per comprare casa;
  • dici che ti serve un mutuo;
  • l’agente ti dice: “Ho una banca di fiducia, ti faccio chiamare io, sono bravissimi”;
  • i tuoi dati finiscono a una finanziaria o a un mediatore;
  • se il mutuo viene erogato, l’agente prende una provvigione.

Fin qui potresti dire: dov’è il problema?
Il problema nasce quando:

  1. tu non sai che qualcuno viene pagato per averti indirizzato proprio lì;
  2. non sai se ti hanno mandato da chi è più conveniente per te o da chi paga meglio loro;
  3. quel costo può finire nel TAEG sotto forma di spese e commissioni “di intermediazione” o simili.

Che cosa prevede la CCD2 e cosa sta succedendo in Italia

La direttiva (UE) 2023/2225 (CCD2) nasce con un obiettivo ufficiale: rafforzare la tutela dei consumatori nel credito al consumo e armonizzare le regole in tutta l’Unione europea.

Nel percorso di recepimento in Italia, però, è spuntata una modifica “creativa”:

  • la mera segnalazione del consumatore a banche e intermediari, anche se remunerata, verrebbe esclusa dall’attività di intermediazione del credito;
  • questo significherebbe legittimare i flussi di business retribuiti (lead generation, segnalatori occasionali, ecc.) senza obbligo di iscrizione OAM.

Contro questa impostazione si sono già mossi:

  • l’OAM (Organismo Agenti e Mediatori), che parla di rischio per la coerenza giuridica con la stessa CCD2 e per la tutela dei consumatori;
  • associazioni di categoria degli intermediari (FIMAA, Assoprofessional e altre) che denunciano il pericolo di una giungla di segnalatori non vigilati.

Insomma: la direttiva UE nasce per proteggere il consumatore, ma il recepimento italiano – così com’è ipotizzato – rischia di fare esattamente il contrario.


Perché la segnalazione remunerata è pericolosa per il consumatore

Dal punto di vista di un’associazione di consumatori, i problemi sono almeno cinque:

  1. Meno trasparenza
    Il cittadino non viene informato chiaramente che esiste una provvigione sulla sua testa. Non sa chi viene pagato, quanto e da chi.
  2. Conflitto di interessi
    Se io ti segnalo a chi mi paga di più, non è detto che ti stia portando dalla banca più conveniente per te: ti sto portando dalla banca più conveniente per me.
  3. Costi potenzialmente più alti
    Ogni “anello” in più (banca ? mediatore ? segnalatore ? piattaforma di lead) è un pezzo di costo che, in un modo o nell’altro, può finire dentro spese e TAEG.
  4. Niente vera vigilanza
    Se il segnalatore non è un intermediario del credito vigilato, sfugge a regole, requisiti professionali, controlli e sanzioni specifiche del settore.
  5. Rischio di pratiche aggressive
    Se ogni contatto ha un valore economico, diventa più forte la tentazione di spingere, insistere, “piazzare” prodotti di credito anche quando non sono adatti al profilo del cliente.

Cosa può fare il consumatore quando chiede un prestito o un mutuo

In attesa di capire come andrà a finire la partita politica sul recepimento della CCD2, il consumatore non è disarmato. Alcune mosse concrete:

1. Chiedere sempre: “Lei viene remunerato da qualcuno?”
Se un professionista ti propone una banca o una finanziaria “di fiducia”, la domanda è legittima:

  • prende una provvigione?
  • da chi?
  • questa provvigione incide sui costi che paghi tu?

2. Confrontare almeno due o tre offerte
Non fermarti alla prima proposta fatta “per comodità”. Pretendi:

  • preventivi scritti;
  • indicazione chiara di TAN e TAEG;
  • elenco delle spese iniziali e ricorrenti.

3. Leggere bene il TAEG (non solo la rata)
La rata “bassa” può nascondere:

  • durata lunghissima;
  • assicurazioni collegate;
  • commissioni di intermediazione mascherate.

4. Tenere traccia delle telefonate e delle proposte
Se vieni contattato da call center o operatori che “sanno già tutto” di te, chiedi:

  • come hanno avuto i tuoi dati;
  • con quale base giuridica li stanno trattando;
  • chi è il titolare del trattamento.

Se qualcosa non torna, si può segnalare al Garante Privacy o ad un’associazione di consumatori.

5. Rivolgerti a un’associazione di consumatori prima di firmare
Far visionare contratto, condizioni economiche e tutta la documentazione prima della firma può evitare molti guai dopo.

Cosa dovrebbe fare il legislatore se vuole davvero tutelare i cittadini

Dal punto di vista della tutela dei consumatori, se si decide di “riconoscere” la segnalazione remunerata, allora servono paletti chiari:

  1. Segnalatori dentro il perimetro di vigilanza
    Se uno fa segnalazione remunerata in modo sistematico, va trattato come un intermediario:
    • iscrizione OAM,
    • requisiti di onorabilità e professionalità,
    • controlli, sanzioni, obblighi di formazione.
  2. Obbligo di informazione scritta al consumatore
    Il cliente deve sapere per iscritto:
    • se qualcuno viene remunerato per averlo indirizzato;
    • da chi e a che titolo;
    • se ciò influisce sulle condizioni economiche applicate.
  3. Limiti alle provvigioni e divieto di scaricarle sul cliente
    Le provvigioni di segnalazione non devono diventare l’ennesimo modo per far lievitare spese e TAEG.
  4. Tracciabilità delle lead e controlli sulle pratiche scorrette
    È necessario poter ricostruire:
    • da dove arrivano i contatti;
    • quali canali di lead generation sono stati utilizzati;
    • se ci sono campagne aggressive o ingannevoli.
  5. Sanzioni vere per chi viola le regole
    Senza sanzioni effettive, il rischio è che il mercato premi chi spinge di più e non chi tutela meglio il consumatore.

Conclusione: una norma tecnica che tocca la vita di tutti

La segnalazione remunerata sembra un tecnicismo da addetti ai lavori, ma in realtà riguarda milioni di persone che ogni anno accendono un finanziamento per:

  • comprare casa,
  • cambiare auto,
  • ristrutturare,
  • fronteggiare spese impreviste.

Decidere se permettere o meno segnalatori pagati e non vigilati significa decidere che tipo di mercato del credito vogliamo:

  • uno basato su trasparenza, professionalità e controllo,
  • o uno dove il cliente diventa un “contatto monetizzato” che genera commissioni a catena.

Come associazione di consumatori, la posizione è semplice:
se qualcuno guadagna sui tuoi debiti, tu hai diritto di saperlo, di essere protetto e di pagare il giusto, non di più.

AECI si impegna ogni giorno per difendere i diritti dei consumatori. Di tutti i consumatori. Se siamo in tanti, valiamo di più. Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi contribuire a migliorare la nostra società, condividendo le nostre battaglie, AIUTACI A CRESCERE. L'iscrizione in adesione è al costo di 2 euro e se deciderai di fare la tessera ordinaria, avrai uno sconto del 10%

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