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MediaWorld e gli iPad a 15 euro: errore di prezzo o offerta valida? Cosa rischiano davvero i consumatori

21 novembre 2025

Associazione Consumatori

Negli ultimi giorni ha fatto il giro del web un caso che sembra uscito da uno scherzo: alcuni clienti hanno acquistato un iPad Air da MediaWorld pagandolo solo 15 euro invece di circa 879. Ordini regolarmente confermati, pagamento andato a buon fine, ritiro in negozio effettuato senza problemi.

Dopo circa undici giorni, però, è arrivata la sorpresa: una mail di MediaWorld che parla di “palese errore di prezzo” e chiede ai clienti di scegliere tra due alternative:

  • tenere l’iPad pagando la differenza, ma con uno sconto di 150 euro rispetto al prezzo reale
  • restituire il prodotto, ricevere indietro i 15 euro e ottenere un buono da 20 euro come “rimborso del disturbo”

La domanda che tutti si stanno facendo è semplice: MediaWorld può davvero chiedere indietro l’iPad venduto a 15 euro? E soprattutto: quali sono i diritti dei consumatori in un caso del genere?

Cosa è successo: l’“offerta” da 15 euro

Secondo le ricostruzioni circolate online, la vicenda sarebbe iniziata l’8 novembre, quando sul sito e sull’app del marchio è comparsa un’offerta riservata ai possessori di carta fedeltà:

  • iPad Air indicato a 15 euro anziché circa 879
  • nessuna nota che facesse pensare a un errore tecnico
  • periodo vicino al Black Friday, quindi una super promo poteva sembrare plausibile

Molti consumatori, fiutando l’occasione ma senza vedere “la fregatura” evidente, hanno proceduto:

  • ordine online con modalità “pagamento e ritiro in negozio”
  • conferma d’ordine regolarmente ricevuta
  • successiva mail che confermava la disponibilità del prodotto
  • ritiro in negozio e pagamento dei 15 euro alla cassa
  • consegna dell’iPad, con scontrino e documenti in regola

Quindi non si parla di un semplice “carrello online mai finalizzato”: qui il contratto è arrivato alla fase più concreta possibile, con consegna materiale del bene e pagamento effettuato.

Il dietrofront: la mail di MediaWorld

A distanza di circa undici giorni dall’acquisto, alcuni clienti avrebbero ricevuto una mail dall’azienda che sostiene:

  • che il prezzo di 15 euro era “palesemente errato”
  • che si è trattato di un errore tecnico
  • che il consumatore deve scegliere se:
    • tenere l’iPad pagando la differenza, con uno sconto extra di 150 euro
    • restituire il prodotto, farsi rimborsare i 15 euro e ricevere un buono da 20 euro

Non parliamo di diffida formale o di una messa in mora inviata con raccomandata o PEC, ma di una semplice proposta transattiva via mail: “o così, o così”.

Ed è qui che entra in gioco il diritto.

Cosa dice la legge sull’errore di prezzo

Il punto chiave è nel codice civile:

  • l’errore è un vizio del consenso che può portare all’annullamento del contratto
  • perché ciò avvenga, l’errore deve essere:
    • essenziale (cioè riguardare un elemento importante del contratto, come il prezzo)
    • riconoscibile dall’altra parte con l’ordinaria diligenza

Tradotto:

  • sì, un prezzo sbagliato può essere un errore essenziale
  • ma il venditore deve dimostrare che il cliente poteva rendersi conto che quel prezzo era evidentemente frutto di un errore e non di una promozione aggressiva.

E qui si apre il vero contenzioso:

  • un iPad da quasi 900 euro venduto a 15 euro è un errore “ovvio”?
  • oppure, nel pieno del periodo Black Friday, tra campagne “sottocosto”, offerte shock e promozioni solo per clienti fidelizzati, un consumatore medio può credere che sia una promo estrema ma reale?

Non esiste una soglia legale del tipo: “oltre il 70% di sconto è sicuramente errore”. La legge non lo dice. Si guarda il contesto, il comportamento del consumatore e del venditore, e la dinamica concreta del caso.

Il nodo centrale: l’errore era davvero “riconoscibile”?

Per capire se la pretesa di MediaWorld regge, bisogna farsi alcune domande:

  1. Periodo promozionale
    • l’offerta è apparsa vicino al Black Friday
    • i grandi sconti, anche molto aggressivi, sono ormai la norma
  2. Target dell’offerta
    • era rivolta ai possessori della carta fedeltà
    • il consumatore può pensare: “È un super premio fidelizzazione, una promo lampo…”
  3. Procedura di acquisto
    • il sistema ha accettato l’ordine
    • è arrivata mail di conferma della disponibilità
    • in negozio hanno incassato i 15 euro e consegnato il prodotto
    • nessuno ha bloccato il pagamento o segnalato l’errore al banco cassa
  4. Profilo dell’acquirente
    • un consumatore “normale” che compra un iPad potrebbe davvero credere a una promozione estrema
    • diverso sarebbe, per esempio, chi acquista 5–10 pezzi per rivenderli: lì diventa più facile sostenere che stava sfruttando consapevolmente un errore del venditore

In sostanza, il punto non è solo quanto è forte lo sconto, ma se un cliente medio, in quel contesto concreto, potesse ragionevolmente pensare a una promo reale e non a un errore tecnico lampante.

La mail dell’azienda non è (ancora) un atto “pesante”

Un altro punto importante: la mail inviata ai clienti, per come viene riportata, non è una diffida formale.

  • non è una raccomandata
  • non è una PEC
  • non contiene l’annuncio di azioni legali immediate
  • si limita a proporre due strade “amichevoli”

Questo non significa che l’azienda non possa successivamente intraprendere azioni più formali, ma vuol dire che, al momento, siamo su un piano di tentativo di accordo.

In pratica: MediaWorld sta provando a rimediare all’errore chiedendo ai clienti di accettare un compromesso. Se il consumatore non risponde, l’azienda dovrà decidere se trasformare quella proposta in una vera e propria azione legale, con tutto ciò che ne consegue in termini di prove e costi.

Cosa può fare il consumatore coinvolto

Se ti ritrovi in una situazione del genere (iPad o qualsiasi altro prodotto con prezzo clamorosamente basso), ecco alcune mosse di buon senso:

  1. Conserva tutto
    • mail di conferma dell’ordine
    • eventuale conferma disponibilità prodotto
    • scontrino di pagamento
    • eventuali comunicazioni successive del venditore
  2. Valuta il tono della comunicazione
    • se si tratta di una semplice mail “gentile” che ti chiede di scegliere una delle due opzioni, sei davanti a una proposta negoziale, non a una condanna
    • se arrivano raccomandate o PEC con toni perentori, il livello si alza e può valere la pena farsi assistere
  3. Non agire d’impulso
    • non correre subito a restituire il prodotto senza aver almeno capito quali siano i tuoi diritti
    • non scrivere risposte aggressive o offensive: peggio per te, in caso di contenzioso
  4. Rivolgiti a un’associazione di consumatori o a un legale
    • ogni caso concreto è diverso
    • il numero di pezzi acquistati, il tuo profilo (consumatore finale o rivenditore), il modo in cui è avvenuta la vendita possono cambiare completamente lo scenario

“Prezzi troppo belli per essere veri”: come comportarsi in futuro

Questo caso accende un riflettore su un tema ormai ricorrente: prezzi online fuori scala. Cosa conviene fare quando ci si imbatte in un affare “impossibile”?

Qualche consiglio pratico:

  • Fai uno screenshot: se pensi che sia una promo autentica, conserva le prove di come appariva il sito al momento dell’acquisto.
  • Controlla il contesto:
    • periodo di super sconti?
    • offerta riservata a iscritti, con condizioni particolari?
  • Evita comportamenti “speculativi”:
    • comprare 1 pezzo per uso personale è un conto
    • prenderne 10 per rivenderli altrove è un’altra storia, e può essere usato contro di te come prova di consapevolezza dell’errore
  • Leggi le condizioni di vendita: alcune piattaforme inseriscono clausole specifiche sugli errori di prezzo; non sono onnipotenti, ma in giudizio contano.

Non è un sì o un no automatico

La domanda secca “MediaWorld può riprendersi gli iPad venduti a 15 euro?” non ha una risposta bianco/nero valida per chiunque.

In linea generale:

  • l’azienda può invocare l’errore essenziale e riconoscibile per chiedere l’annullamento del contratto
  • ma deve dimostrare che il consumatore era in grado di rendersi conto che non si trattava di una promozione, bensì di un errore evidente
  • il contesto promozionale, la procedura di conferma, la consegna in negozio e il numero di pezzi acquistati diventano elementi decisivi

Per i consumatori coinvolti, la cosa più sensata è non farsi prendere dal panico, non cedere automaticamente alla prima mail “moraleggiante” e, se necessario, farsi supportare da chi tutela in modo strutturato i diritti dei clienti.

Di sicuro, questa storia lascia una lezione chiara:

  • ai venditori, che devono gestire con più attenzione sistemi, prezzi e modalità di comunicazione
  • ai consumatori, che devono imparare a muoversi tra offerte shock, Black Friday e “errori tecnici” senza farsi mettere all’angolo né farsi illusioni.
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