La “tassa sull’ora” in manovra? No, è una tassa sull’oro: cosa prevede davvero l’ipotesi in legge di bilancio
14 novembre 2025
In questi giorni si sente parlare di una misteriosa “tassa sull’ora” nella manovra finanziaria. Tradotto: qualcuno ha letto o sentito male.
Quello di cui si discute davvero è una “tassa sull’oro”, cioè una misura
fiscale dedicata all’oro da investimento detenuto dai privati che
potrebbe entrare nella Legge di Bilancio 2026 come emendamento.
Vediamo, con calma e parole semplici, che cos’è, come
funzionerebbe e chi potrebbe esserne toccato.
Che cos’è la “tassa sull’oro” prevista in manovra
L’ipotesi allo studio è una aliquota agevolata del 12,5%
per chi decide, entro una certa data, di rivalutare il proprio oro da
investimento (lingotti, placchette, monete) oggi spesso detenuto senza
documentazione d’acquisto chiara. Sky TG24+1
Oggi la regola è questa:
- se
hai oro da investimento senza documenti che provino quanto l’hai pagato,
- quando
lo vendi il Fisco ti tassa al 26% sull’intero valore, non solo sul
guadagno effettivo.
Con la nuova misura, chi aderisce potrebbe:
- “Affrancare”
l’oro: farne certificare un valore fiscale aggiornato;
- Pagare
su quel valore un’imposta sostitutiva del 12,5% (invece del 26%);
- In
futuro, se venderà, pagherà il 26% solo sulla plusvalenza (cioè
sulla differenza tra valore rivalutato e prezzo di vendita). Il Foglio+1
In pratica, è una finestra temporanea per mettersi in
regola a condizioni più favorevoli.
Misura facoltativa, non patrimoniale
Punto chiave: non è una patrimoniale generalizzata
sull’oro.
Non arriva lo Stato a bussare alle porte contando catenine e fedi nuziali.
Si tratterebbe di una misura opzionale:
- riguarda
chi vuole regolarizzare il proprio oro da investimento,
- non
obbliga nessuno a pagare se decide di non aderire,
- serve
soprattutto a far emergere oro fisico oggi “parcheggiato” in cassette di
sicurezza o comunque non perfettamente tracciato dal punto di vista
fiscale. Il Foglio+1
Chi è davvero coinvolto
In linea di massima, la misura riguarda:
- Lingotti
e placchette d’oro detenuti come forma di risparmio;
- Monete
d’oro da investimento (es. sterline, marenghi, krugerrand) acquistate
negli anni;
- Oro
da investimento privo di documentazione d’acquisto o con documenti
incompleti.
Molto più marginale, per ora, il discorso sui gioielli:
la proposta è focalizzata sull’oro da investimento, non sulla collanina
ereditata dalla nonna e portata al compro oro una volta ogni vent’anni.
Detto brutalmente: è una misura che interessa soprattutto
chi ha patrimoni in oro significativi, non il piccolo risparmiatore
occasionale.
Perché il governo la vuole: gettito immediato
Per lo Stato l’operazione ha un obiettivo molto semplice: fare
cassa subito.
Le stime parlano di:
- un
patrimonio privato in oro in Italia di circa 4.500–5.000 tonnellate,
- di
cui il 25–30% riconducibile a oro da investimento (1.200–1.500
tonnellate).
Se aderisse anche solo il 10% dei potenziali
interessati, il gettito stimato sarebbe tra 1,7 e 2 miliardi di euro,
soldi freschi da usare per coprire altri pezzi della manovra.
Per il governo è una misura “furba” perché:
- non
tocca chi non aderisce,
- non
interviene sul reddito da lavoro o pensione,
- colpisce
un patrimonio reale e spesso fermo,
- porta
entrate in tempi rapidi.
Perché molti la chiamano “sanatoria”
La critica principale è chiara: se hai oro non dichiarato
o senza documenti, con questa misura paghi meno per metterti in
regola di quanto pagheresti con le regole normali.
Da qui l’accusa di “sanatoria per evasori”:
- chi
ha tenuto oro fermo e “in ombra” avrebbe un canale agevolato per ripulire
la sua posizione,
- con
un’aliquota più bassa e condizioni favorevoli.
Per il cittadino onesto, che ha sempre dichiarato tutto e
non ha patrimoni in oro, la domanda spontanea è:
“Perché a qualcuno viene offerto uno sconto per mettersi a posto, invece di
pagare il dovuto?”
È il classico nodo politico di tutte le misure straordinarie
di emersione:
servono a fare cassa e a riportare alla luce capitali nascosti, ma rischiano di
premiare chi non ha rispettato le regole.
Conviene o no aderire? Cosa deve valutare chi ha oro
Se hai effettivamente oro da investimento, la domanda
pratica è: mi conviene aderire o no?
Alcuni elementi da considerare:
1. Quanto oro hai e di che tipo
- Pochi
grammi o piccole monete ereditate, magari con documenti parziali?
- Oppure
lingotti e quantitativi più importanti?
2. Hai la documentazione d’acquisto?
- Se
hai fatture o ricevute, il problema è minore:
puoi comunque dimostrare il costo storico e farti tassare solo sulla plusvalenza. - Se
non hai nulla, la misura diventa più interessante perché oggi rischi il
26% sul valore intero.
3. Hai intenzione di vendere nei prossimi anni?
- Se
non pensi di vendere, potresti anche decidere di non muovere nulla
e aspettare.
- Se
invece vuoi rendere l’oro “liquido” (vendere o utilizzare come garanzia),
avere una posizione fiscale pulita e definita può essere un vantaggio
concreto.
4. Tieni conto che è un costo subito
- Pagare
il 12,5% oggi significa un’uscita immediata di denaro;
- va
messo sulla bilancia rispetto al rischio di pagare molto di più domani o
di avere problemi col Fisco.
Come funzionerebbe in pratica (in linea di massima)
I dettagli operativi
arriveranno solo con il testo definitivo, ma lo schema che si delinea è questo:
Verifica del possesso
- Individui
l’oro da investimento che possiedi al 1° gennaio 2026.
- Rivalutazione
tramite intermediario abilitato
- Ti
rivolgi a una banca o altro soggetto autorizzato;
- viene
determinato il valore fiscale dell’oro alla data di rivalutazione.
- Calcolo
e pagamento dell’imposta
- Sul
valore rivalutato paghi l’imposta sostitutiva del 12,5%;
- l’operazione
deve essere fatta entro la finestra temporale prevista (ad oggi si
parla di scadenza al 30 giugno 2026).
- Nuovo
valore fiscale “pulito”
- Da
quel momento, in caso di vendita, il 26% si applica solo sulla
plusvalenza rispetto al valore rivalutato, non più sul totale.
Rischi, opportunità e attenzione alle trappole
Dal punto di vista dei cittadini, ci sono tre attenzioni
fondamentali:
- Niente
scelte affrettate
Non è una misura che riguarda il ceto medio in generale, ma una fascia specifica di risparmiatori.
Prima di muovere capitali importanti è bene fare simulazioni e capire se il costo del 12,5% oggi ha senso rispetto alle prospettive future. - Diffidare
di chi promette miracoli
Dove c’è una norma complicata, spuntano sempre: - consulenti
improvvisati,
- “esperti
dell’oro” che propongono scorciatoie,
- società
che promettono zero rischi e vantaggi garantiti.
Le norme fiscali sono complesse: serve chi le conosce davvero, non venditori di fumo. - Chiedere
assistenza qualificata
Prima di aderire è prudente confrontarsi con: - un
consulente fiscale di fiducia,
- oppure
una associazione di consumatori o di risparmiatori indipendente,
in grado di valutare pro e contro rispetto alla tua situazione concreta.
In sintesi: niente panico, ma occhi aperti
Questa ipotesi di “tassa sull’oro” in manovra non è:
- una
tassa sull’ora di lavoro,
- né
una patrimoniale generalizzata sui risparmi di tutti.
È, più precisamente, una finestra straordinaria per
regolarizzare l’oro da investimento con un’imposta ridotta, in cambio di gettito
immediato per lo Stato e di maggiore certezza per chi aderisce.
Per chi non ha oro da investimento, la misura è lontana
dalla vita quotidiana.
Per chi invece ha lingotti, monete e placchette non perfettamente documentate,
è una scelta delicata: può essere un’opportunità, ma va valutata con numeri
alla mano, senza farsi prendere né dal panico né dall’entusiasmo.