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Perché oggi molti siti e app non funzionano: cosa sta succedendo davvero

20 ottobre 2025

Associazione Consumatori

Oggi, 20 ottobre 2025, moltissimi utenti in tutto il mondo si sono trovati davanti allo stesso problema: app che non si aprono, siti web inaccessibili, pagine che non si caricano o servizi che restituiscono errori. Da Amazon a servizi bancari, fino a piattaforme di studio e gioco online, il blackout digitale è stato evidente. Ma cosa è successo davvero? E soprattutto: perché accade sempre più spesso?

Cosa è successo oggi

Dietro la paralisi di molti servizi digitali non c’è un misterioso attacco hacker, ma un problema tecnico molto più concreto: un malfunzionamento in uno dei grandi fornitori di infrastrutture cloud, cioè quei “giganti invisibili” che alimentano migliaia di siti e applicazioni in tutto il mondo. Quando una piattaforma come Amazon Web Services (AWS), Google Cloud o Microsoft Azure ha un guasto, le conseguenze sono globali.
Molti servizi online non gestiscono server propri: si appoggiano proprio a queste reti. Quindi, se il fornitore va in tilt, anche il sito o l’app che usiamo ogni giorno smette di funzionare. È come se in una città intera saltasse la corrente: non serve cercare la lampadina rotta, è l’impianto centrale ad avere un problema.

Perché succede sempre più spesso

Le cause di questi blackout digitali sono diverse, ma hanno un filo conduttore: la crescente complessità del mondo online.

  1. Dipendenza dal cloud
    Quasi tutti i servizi digitali oggi si basano su infrastrutture condivise. Se il “nucleo” ha un malfunzionamento, migliaia di siti restano offline. È una conseguenza diretta della centralizzazione del web.
  2. Sistemi sempre più complessi
    Ogni sito moderno è costruito su strati di software, database, API e collegamenti esterni. Basta un errore in uno di questi passaggi per far crollare tutto.
  3. Mancanza di sistemi di emergenza efficaci
    Non tutti i siti prevedono server di backup, ridondanze o monitoraggi continui. Quando qualcosa si blocca, non sempre c’è un piano B pronto.
  4. Picchi di traffico improvvisi
    Anche l’improvviso afflusso di utenti può mandare in crisi un sistema. Pensiamo a un servizio pubblico, a una promozione o a una notizia virale: troppi accessi contemporanei possono far collassare i server.
  5. Aggiornamenti e errori umani
    Spesso i problemi nascono da un aggiornamento del software o da una modifica mal gestita. Un singolo errore di configurazione può avere effetti a catena.
  6. Sicurezza e attacchi informatici
    In altri casi, la causa è un attacco esterno. Anche se oggi non sembra questo il caso, resta una minaccia concreta che può rendere inaccessibili siti e app per ore.

Le conseguenze per utenti e aziende

Quando un sito o un’app non funziona, non è solo una questione di fastidio. Per chi usa un servizio bancario o sanitario, per chi deve pagare una bolletta o inviare un documento importante, un blackout digitale può significare ritardi, disservizi e perfino perdite economiche.

Per le aziende, invece, le conseguenze sono reputazionali ed economiche: ogni minuto di inattività può tradursi in mancate vendite, perdita di fiducia e danni d’immagine.

Per un’associazione di consumatori, questi eventi rappresentano un doppio terreno di lavoro: da un lato la tutela degli utenti colpiti, dall’altro la sensibilizzazione verso una maggiore trasparenza dei fornitori di servizi digitali.

Cosa si può fare per ridurre i danni

Ecco alcune azioni concrete che consumatori, aziende e istituzioni dovrebbero considerare:

  • Maggiore trasparenza: le aziende devono informare gli utenti in modo chiaro quando un servizio è fuori uso, indicando i tempi previsti di ripristino.
  • Clausole chiare nei contratti digitali: gli utenti devono sapere cosa accade in caso di interruzione del servizio, se hanno diritto a rimborsi o proroghe.
  • Monitoraggio e segnalazione dei disservizi: strumenti come portali pubblici o sistemi di segnalazione possono aiutare a individuare i problemi e a fare pressione sui gestori.
  • Diversificazione delle infrastrutture: affidarsi a un solo fornitore cloud è un rischio. I servizi più importanti dovrebbero avere backup distribuiti.
  • Educazione digitale: capire come funziona il web è fondamentale per interpretare correttamente i disservizi e difendere i propri diritti.

I blackout digitali come quello di oggi mostrano la fragilità di un sistema globale che si regge su poche infrastrutture e miliardi di connessioni. Quando una di queste si inceppa, tutto si ferma.

Per i consumatori è un campanello d’allarme: l’accesso ai servizi digitali non è solo una comodità, ma un diritto che deve essere garantito e tutelato. Le associazioni come A.E.C.I. chiedono che la resilienza digitale diventi un principio fondamentale, tanto quanto la qualità e la trasparenza.

Il futuro è digitale, sì. Ma deve essere anche stabile, affidabile e al servizio delle persone.

AECI si impegna ogni giorno per difendere i diritti dei consumatori. Di tutti i consumatori. Se siamo in tanti, valiamo di più. Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi contribuire a migliorare la nostra società, condividendo le nostre battaglie, AIUTACI A CRESCERE. L'iscrizione in adesione è al costo di 2 euro e se deciderai di fare la tessera ordinaria, avrai uno sconto del 10%

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