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Furti “contactless”: realtà, rischi e difese (senza paranoie inutili)

4 agosto 2025

Associazione Consumatori

Negli ultimi anni il “contactless” è diventato il modo più rapido per pagare. Rapido, sì. Ma sicuro? Risposta onesta: il rischio esiste, ma è spesso diverso da come viene raccontato. Capire come funzionano le truffe – e cosa fare in pratica – è la chiave per tagliare il rischio al minimo (senza tornare al contante).


Che cos’è davvero il “furto contactless”

Parliamo di pagamenti NFC (carte o smartphone avvicinati al POS). Le frodi più citate:

  1. Skimming NFC (leggermi la carta “al volo”): tecnicamente possibile, ma serve stare a pochi centimetri e di solito serve una transazione su un POS abilitato, non basta una “antenna magica” in metrò.
  2. Relay attack (truffatore A vicino alla tua carta, truffatore B vicino al POS): è l’attacco “da film”. Richiede coordinazione e dispositivi. Non impossibile, ma raro nella vita reale.
  3. Furto fisico della carta/telefono: è la casistica più concreta. Se il ladro ha la carta, può fare piccoli pagamenti dove non è richiesto PIN.
  4. POS “ballerino”: un POS portatile ti sfiora in coda e fa una transazione. Può capitare? Sì, ma è rischioso per il truffatore perché lascia tracce (esercente, dispositivo, flusso bancario).
  5. Truffe miste (distrae–avvicina–paga). Funzionano sulla disattenzione, più che sulla tecnologia.

Morale: il rischio zero non esiste, ma la maggior parte delle frodi si previene con buone abitudini e impostazioni corrette.


Quanto è davvero rischioso?

  • Le transazioni contactless hanno soglie e controlli: importi massimi per pagamenti senza PIN e limiti cumulativi prima che venga richiesto il PIN. I dettagli variano per banca e circuito.
  • Con wallet digitali (Apple Pay/Google Pay) i dati sono tokenizzati: il commerciante non vede il numero reale della carta e serve biometria o sblocco per pagare. È spesso più sicuro della plastica.

I tuoi diritti (in parole semplici)

  • Per operazioni non autorizzate la banca deve rimborsare, salvo colpa grave del cliente.
  • La responsabilità del cliente prima del blocco della carta è limitata (in genere fino a 50 €), salvo comportamenti gravemente negligenti.
  • Hai tempo fino a 13 mesi per contestare un addebito non autorizzato.
  • Se la banca non risolve, puoi rivolgerti all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF).

(Le condizioni specifiche sono nel tuo contratto: verifica limiti e procedure dell’istituto.)


Difendersi: la checklist pratica

Livello Base (da fare oggi)

  • Attiva le notifiche in tempo reale (push/SMS/email) per ogni transazione. È l’allarme più efficace.
  • Imposta limiti bassi per contactless senza PIN e per transazioni giornaliere (dall’app della banca, spesso si può).
  • Blocca/“metti in pausa” la carta dall’app quando non la usi (molte banche lo permettono con un tap).
  • Preferisci il wallet sullo smartphone: paga solo se il telefono è sbloccato e autenticato.
  • Tieni la carta in un portatessere interno della borsa/zaino, non nella tasca esterna.

Livello Avanzato

  • Disattiva il contactless sulla carta se non lo usi spesso (si riattiva dall’app quando serve).
  • Separa i ruoli: una carta con plafond ridotto solo per i pagamenti quotidiani; una principale ben protetta per gli importi importanti.
  • Controlla estratto conto e storico almeno una volta a settimana.
  • RFID-blocking? Può aiutare, ma non è bacchetta magica. Buone abitudini battono i portafogli “gabbia di Faraday”.

Livello “Paranoico ma sensato”

  • Disattiva gli acquisti offline/internazionali quando non servono (se la banca lo consente).
  • Evita di “sventolare” la carta vicino a POS affollati (bar affollati, stadi, fiere).
  • In coda tieni la borsa davanti e la carta nel punto meno accessibile.

Come riconoscere un tentativo sospetto

  • Pagamenti piccoli ripetuti, magari a distanza di pochi minuti.
  • Notifiche da esercenti sconosciuti o località improbabili.
  • Contactless che scatta “da solo” mentre sei in fila: chiedi subito lo scontrino e identifica l’esercente.

Se succede: piano d’azione in 5 mosse (salva questo elenco)

  1. Blocca immediatamente la carta dall’app o chiamando il numero della banca/circuito.
  2. Contesta gli addebiti per iscritto (modulo della banca o PEC): data, ora, importo, motivo (“operazione non autorizzata”).
  3. Sporgi denuncia se richiesto o consigliato dalla banca/assicurazione.
  4. Chiedi rimborso citando la normativa su operazioni non autorizzate e i limiti di responsabilità.
  5. Se la risposta non convince, inoltra reclamo formale e poi ABF.

Perché i portafogli “anti-RFID” non sono la cura a tutto

  • Lo skimming passivo dei soli dati della carta non basta a effettuare pagamenti reali.
  • Gli attacchi veri richiedono un POS e spesso prossimità estrema: le barriere fisiche (tasca interna, borsa chiusa) sono già un ostacolo.
  • Se ti fa stare più tranquillo, ok; ma le priorità sono notifiche, limiti e blocco rapido.

Consigli extra per esercenti (se ci leggi)

  • Custodisci il POS: niente “giri” di terminali fuori vista.
  • Aggiorna il firmware del dispositivo e usa i profili di rischio della banca.
  • Richiedi PIN in caso di comportamenti anomali (importi ravvicinati, tentativi ripetuti).

Conclusione (senza indorare la pillola)

I furti contactless non sono leggenda urbana, ma non sono nemmeno un’apocalisse. Con 3–4 mosse intelligenti (notifiche attive, limiti bassi, wallet con biometria, blocco rapido) tagli il rischio in modo drastico. E se qualcosa passa, la legge ti tutela: muoviti in fretta, ribalta l’onere della prova sulla banca, e fatti rimborsare.

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