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A.E.C.I. CHIEDE ALLE AUTHORITY DI VERIFICARE EVENTUALI VIOLAZIONI PRIVACY DA PARTE DI FACEBOOK ITALIA

6 aprile 2018

Associazione Consumatori

Che Facebook sappia molto su di noi, sui nostri comportamenti e sulle nostre preferenze non è una novità. Ma siamo, comunque, rimasti scioccati dalle notizie delle ultime settimane. 

A.E.C.I. ha inviato formale richiesta all’Autorità Garante della Privacy, all’AGCOM – Autorità Garante delle Comunicazioni, all’Antitrust – Autorità Garante della Concorrenza e Mercato, di aprire il procedimento di verifica di eventuali violazioni della privacy e trattamento dei dati personali e comportamenti non corretti da parte di Facebook in Italia.

Vediamo cosa è successo e quali sono i problemi?

È noto a tutti ormai che la società inglese di consulenza politica Cambridge Analytica ha utilizzato i dati di milioni di utenti di Facebook a loro insaputa, profilandoli e sfruttandoli a scopi commerciali e anche politici. Lo scorso 19 marzo, Facebook stesso ha ammesso di aver messo a disposizione degli utenti applicazioni sviluppate da terzi, che, dunque, avevano la possibilità di avere e gestire i dati di milioni di utenti che non avevano dato loro espressamente il consenso. I dati che milioni di utenti hanno più o meno consapevolmente dato a Facebook sono stati da Facebook dati a società terze. A causa di una vecchia impostazione, Facebook non solo poteva guardare nei post di Facebook (o nei messaggi di Facebook Messenger), ma anche nella cronologia delle chiamate e negli SMS del telefono. 

Lo scandalo riguarda al momento solo gli Americani, ma il problema è generale, europeo e anche italiano.

Lo scorso 16 febbraio in Belgio Facebook è stata condannata per l’illegale monitoraggio di non-Facebook user attraverso cookies social plug-in. Di recente, anche in Germania Facebook è stata condannata, perché utilizza impostazioni predefinite non rispettose della privacy, e i Giudici hanno definito non valido parte del consenso richiesto per il trattamento dei dati personali degli utenti. 

E in Italia? Facebook è indiscutibilmente la piattaforma di social network più diffusa, utilizzata da oltre 24 milioni di utenti attivi al giorno (30 milioni al mese) e ben 23 milioni di utenti attivi al giorno attraverso cellulari. 

L’AGCOM – Autorità Garante delle Comunicazioni ha rinnovato a Facebook Italia la richiesta di informazioni circa l’impiego di data analytics per finalità di comunicazione politica nelle scorse elezioni politiche del 4 marzo 2018. 

Anche il Garante della Privacy Antonello Soro è intervenuto sul tema. In un’intervista dello scorso 20 marzo 2018 a Il Mattino, Antonello Soro non usa mezzi termini: "Con il potere informativo che converge verso un solo destinatario", cioè le media company come Facebook, "si sta creando una nuova geografia dei poteri, che tende a cambiare la natura delle democrazie moderne". Secondo il Garante della Privacy, quanto accaduto nel caso Facebook-Cambridge Analytica è parte di "un processo ineluttabile: attraverso la sempre maggiore conoscenza delle nostre propensioni, questi soggetti sono in grado di consigliarci sia il prodotto da comprare sia il partito da votare".

In aiuto verrà il nuovo GDPR – General Data Protection Regulation, in vigore dal prossimo 25 maggio (approfondisci qui le novità principali). Con l’istituzione di commissioni speciali e con il Garante europeo della Privacy, oltre ai maggiori poteri dati alle Autorità Garanti Nazionali, da un lato i giganti del web avranno meno potere e anarchia, dall’altro sarà più forte la tutela della privacy per i cittadini. Infatti i Garanti avranno maggiori poteri effettivi e le sanzioni per chi vìola il regolamento possono arrivare fino al 4% del fatturato globale delle società. 

A.E.C.I., come membro del BEUC - Bureau Européen des Unions de Consommateurs, ha chiesto alle Authority competenti di verificare eventuali violazioni e irregolarità nel trattamento dei dati personali da parte di Facebook in Italia in maniera da tutelare i consumatori italiani che utilizzano i social network.

Contestualmente il BEUC ha provveduto ad inoltrare anche al 29 Working Party - il Gruppo istituito dall'art. 29 della direttiva 95/46, organismo consultivo e indipendente, composto da un rappresentante delle autorità di protezione dei dati personali designate da ciascuno Stato membro, dal GEPD (Garante europeo della protezione dei dati), nonché da un rappresentante della Commissione – la richiesta di verificare e approfondire anche l’eventuale raccolta dati e monitoraggio di telefonate, posizione utente e dati condivisi da parte di Google Android anche a smartphone spento.

SCARICA L'ALLEGATO [clicca sull’icona]

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