ATAC: I LAVORATORI DA CHE PARTE STANNO ? STORIA DI UN'OCCASIONE PERSA
REGIONE: LAZIO
Le vicende della mobilità pubblica romana hanno prodotto
certamente tre fazioni. Da una parte i consumatori utenti, vittime del
disservizio pubblico, da un’altra la governance politica, che ha chiaramente
enormi responsabilità circa i disservizi, e da un’altra ancora i lavoratori
delle aziende pubbliche che devono realizzare il servizio di mobilità pubblica.
Diciamo subito che la nostra Associazione di Consumatori, in
quanto tale, rappresenta gli utenti e con essi il disagio di un disservizio che
in questi giorni è giunto al culmine e ha costretto gli utenti a disagi
inenarrabili e, per i più fortunati, all’utilizzo di mezzi alternativi
estremamente dannosi per la città (auto privata). Precisiamo anche che la
nostra Associazione parte da un rispetto profondo dei lavoratori (in generale) perché
considerati parte debole del sistema e perché sui lavoratori è basata la nostra
nazione (articolo 1 della Carta Costituzionale Italiana).
LE RESPONSABILITA’
Premesso che la responsabilità totale di questo stato è da
addossarsi all’intera classe governativa che ha gestito ATAC in questi decenni
e che hanno ridotto ATAC, un’azienda di fondamentale importanza per la sopravvivenza
di una delle città più importanti al mondo, alla canna del gas.
La nostra Associazione di Consumatori, d’altra parte, ha, da
sempre, attaccato i veri responsabili del disastro. Sotto l’amministrazione
Alemanno la nostra Associazione di Consumatori scriveva (ATAC: AZIENDA ALLO
SBANDO) L’inefficienza di ATAC è tutta negli amministratori e di chi ha nominato
(via via) persone totalmente incompetenti. Quattro cambi al vertice in soli due
anni, è la dimostrazione più clamorosa del fallimento totale
dell’amministrazione Alemanno sulla mobilità di questa città. L’unica cosa che
il sindaco e la sua maggioranza hanno saputo fare, in quattro anni di disastri,
sono state nomine, nomine, nomine.
Sempre sotto l’amministrazione
Alemanno ATAC (2012), (come evidenziato da A.E.C.I) profondamente indebitata, pensa
a comprare una nuova sede da 24mila metri quadrati (che ancora deve essere
costruita) sborsando 119 milioni di euro con una modalità di pagamento che è
estremamente vantaggiosa per il venditore (il fondo Sgr di Bnp Baripas che ha
come soggetto attuatore il gruppo di costruzioni Parnasi) e ad alto rischio per
l’acquirente: un anticipo di 20 milioni e il resto in base all’avanzamento dei
lavori.
Scelte sbagliate. Da Parentopoli
ai contratti multimilionari per i mezzi e i servizi tecnici. La corruzione, le
grandi frodi, l’evasione fiscale. Gare truccate, clonazione dei biglietti. Scelte
discutibili che hanno mandato l’azienda allo sfascio più totale.
Ancor più pesano le inefficienze per una malagestio endemica
e cronica. ATAC, oggi, è totalmente incapace di gestire la mobilità pubblica.
Scelte e politiche sbagliate che hanno prodotto perdite per oltre 746 milioni
di euro negli ultimi 4 anni nonostante i contributi pubblici abbiano sfiorato i
3 miliardi. Scelte sbagliate che
producono un costo pubblico esagerato. Un costo del personale alto, con una
media di dirigenti e amministrativi troppo elevata rispetto alle reali
necessità. Di fatto Atac costa 7,3 euro al chilometro, mentre Roma Tpl 4,5,
quasi la metà.
I LAVORATORI DA CHE PARTE SONO STATI E DA CHE PARTE STANNO
Riteniamo curiose le iniziative, tardive dei lavoratori. La domanda
che ci si pone oggi è: da che parte stanno i lavoratori. Domanda che presuppone
una certezza: i lavoratori di ATAC hanno perso una grande occasione di
protestare e, al tempo stesso, porsi
dalla parte dei cittadini romani. Le tardive giustificazioni circa le
motivazioni delle proteste vengono viste oggi, ed a ragione, dagli utenti come
giustificazioni di chi lotta per un privilegio.
Di fatto i lavoratori, d'altra parte, confermano la
fotografia scattata dall’Istituto Bruno Leoni. Mezzi che consumano troppo, che
hanno bisogno di continue riparazioni e che avranno necessità di essere
sostituiti a breve. Per i bus l’età media è di 9,82 anni, con una vita massima
media di 12 anni. Gran parte della flotta, quindi, spiega lo studio, è
destinata a fermarsi, «a meno che ATAC non decida di investire centinaia di
milioni di euro per comprare nuovi bus»
Le modalità della protesta dei lavoratori hanno soltanto
indispettito l’utente e provocato l’unico effetto prevedibile: l’utente ha
trovato l’unico colpevole contro cui riversare le proprie vessazioni.
Di fatto è stata un’occasione mancata. I lavoratori
avrebbero dovuto denunciare i problemi ATAC al fianco dei cittadini utenti. L’unione
avrebbe fatto la forza ed oggi la divisione costa in termini di soluzioni. Le
uniche soluzioni che si cercano oggi sono sulle spalle dei lavoratori che
serviranno soltanto in termini parziali.
28 luglio 2015
Articolo a firma del responsabile Ivan Marinelli che si assume totalmente la responsabilità del contenuto del presente articolo. Per comunicazioni dirette scrivere a: i.marinelli@euroconsumatori.eu