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OLIO DI PALMA E RISCHI PER LA SALUTE. ECCO IL NOSTRO PUNTO

16 marzo 2015

Associazione Consumatori
Roma - 16 marzo 2015  - L’olio di palma, come si legge dal sito dell’ European Food Information Council, fornisce informazioni su una alimentazione corretta è un olio vegetale commestibile ricavato dalla polpa dei frutti di palma, di consistenza solida a temperatura ambiente. La polpa carnosa contiene circa il 50% di olio. L’olio di palma grezzo ha un colore rosso dovuto all’alto contenuto di carotenoidi. In Europa, l’olio di palma è solitamente venduto e consumato nella sua forma raffinata, ossia dopo esser stato sbiancato e deodorato. La maggior parte dei carotenoidi viene persa durante il processo di raffinazione. Inoltre, questo tipo di olio non deve essere confuso né con l’olio di palmisto che deriva dai semi del frutto né con l’olio di cocco che deriva dal nocciolo della palma da cocco.

DATI UTILIZZO IN ITALIA 
Aumentano del 19 per cento le importazioni di olio di palma in Italia per un quantitativo record che ha superato addirittura 1,7 miliardi di chili nel 2014, un primato negativo mai raggiunto prima”, dice la Coldiretti, che lancia l’allarme “sull’invasione di un prodotto sotto accusa dal punto di vista nutrizionale e ambientale, proprio nella patria dell’olio extravergine di oliva e della dieta mediterranea. L’olio di palma per il basso costo e la scarsa informazione – sottolinea la Coldiretti – tende a sostituire grassi più pregiati praticamene ovunque ed anche in alimenti per bambini come biscotti, merendine, torte e addirittura nel latte per neonati, con quantitativi importati in Italia che sono aumentati di dieci volte negli ultimi 15 anni, ma che ora si possono riconoscere dall’etichetta”

PERCHE’ L’INDUSTRIA UTILIZZA L’OLIO DI PALMA. 
Come si legge sul sito della BARILLA: “In riferimento all’olio di palma, materia prima largamente utilizzata nella produzione di alimenti in tutto il mondo, Barilla lo utilizza per la consistenza, la fragranza e la neutralità di gusto che garantisce ai prodotti finali e perché rappresenta la soluzione ottimale per la sostituzione di grassi idrogenati che l’azienda ha scelto da tempo di non impiegare nei propri processi produttivi"

IL VERO MOTIVO: PECUNIA NON OLET
Da una inchiesta fatta da IL FATTO ALIMENTARE si capisce la vera motivazione sull’utilizzo massivo dell’olio di Palma. Per l’industria alimentare la scelta del palma comporta un risparmio notevole e basta dare un’occhiata ai listini delle borse merci per rendersene conto. Nei primi giorni di luglio il prezzo oscillava intorno a 0,90 €/kg (molto vicino al girasole) mentre per il burro anidro si raggiungono 4,5 €/kg.
I conti sono presto fatti. Per preparare un chilo di biscotti servono 500 g di farina, 200 g di zucchero, 4 uova (0,10×4) e 250 g di burro o grasso di palma. I primi tre ingredienti insieme comportano una spesa di circa un euro, poi bisogna sommare 0,25 centesimi se si usa il palma o il girasole e la spesa complessiva arriva a 1,25 euro. Se invece si usa il burro o un altro grasso nobile il costo finale quasi raddoppia (2,1 euro). Alla fine la scelta di utilizzare un grasso nobile come il burro risulta eccessivamente gravosa perché  costituisce l’ingrediente più costoso della ricetta e le industrie preferiscono il palma.

MA FA  BENE O MALE?
Estratto del Dossier "Grassi alimentari: acidi grassi trans e oli tropicali" redatto dall'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione. 

"I grassi sono nutrienti importantissimi per la nostra vita. Dopo l'assorbimento, sono utilizzati dall'organismo come fonte energetica di riserva, ma anche per altre funzioni, come il mantenimento della temperatura corporea e la protezione degli organi interni. I grassi sono anche veicolo per l'assorbimento delle vitamine liposolubili.
Nella scelta dei grassi ad uso industriale, bisogna tener conto oltre che delle esigenze nutrizionali, anche delle caratteristiche tecnologiche (ottenimento di particolari caratteristiche di pastosità, elasticità, consistenza, croccantezza, ecc..).
Limitare l'assunzione dei grassi, senza fare alcun riferimento specifico all'impiego di oli tropicali, è il consiglio più equilibrato che si possa dare al consumatore".
L'olio di palma è il più utilizzato tra gli "oli tropicali" ed è il meno sbilanciato dal punto di vista nutrizionale: contiene una minore quantità di acidi grassi saturi, un'elevata quantità di acidi grassi monoinsaturi ed una discreta quantità di polinsaturi. La presenza di elevate quantità di acidi grassi saturi rende il prodotto particolarmente stabile all'ossidazione, quindi, adatto ai preparati alimentari che richiedono un trattamento termico.
Per quanto riguarda gli effetti sulla salute, le evidenze sperimentali sono spesso contraddittorie: l'apporto di acidi grassi andrebbe correttamente studiato all'interno della dieta globale più che del singolo alimento. In una dieta equilibrata ci può essere anche spazio per una certa quantità di olio di palma"
Infatti,   considerando una dieta media di 2000 kcal/die, l'apporto consigliato di Kcal derivanti da acidi grassi saturi dovrebbe essere inferiore al 7-10% delle calorie totali introdotte, dunque max 200 Kcal/die.
L'olio di palma contiene una elevata % di acidi grassi saturi ( 47,1% Fonte: INRAN ).
Ipotizzando che una persona nell'arco della giornata ingerisca molti prodotti contenenti palma (6 frollini alla panna, 3 fette biscottate, 1 crostatina all'albicocca, 1 porzione di crema di asparagi, 1 porzione di grissini), il totale delle kcal derivanti da acidi grassi saturi è 97,2 Kcal sulle 200 tot consigliate.
Aggiungendo altri prodotti contenti acidi grassi saturi, come ad esempio una bistecca di maiale e un piatto di pasta al burro, si raggiunge il totale di 157 Kcal da acidi grassi saturi.
Ancora una volta il fattore che più influisce è la variabilità della dieta.
Diversi articoli evidenziano che l'acido palmitico non influisce in maniera significativa sul livello di colesterolo nel sangue rispetto agli acidi grassi idrogenati, quindi il palma è da preferire ai grassi idrogenati.
E' ormai noto che gli acidi grassi saturi non sono tutti equivalenti in termini di effetti ipercolesterolemici; è stato dimostrato che un alto livello di acido palmitico nella dieta non influenza in modo significativo il livello di LDL-C   e che è molto importante la quantità totale di grassi alimentari assunti con la dieta. 

Un recente studio dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano definisce che "La teoria nutrizionale legata alla ipotesi di un ruolo primario degli acidi grassi saturi e in particolare dell'acido palmitico- tipico dell'olio di palma, nella induzione di elevati livelli di colesterolo sanguigno è oggi molto ridimensionata ed anche la correlazione tra olio di palma e sviluppo di cancro non è stata comprovata".

Abbiamo visto quanto l’olio di palma sia diffuso e vantaggioso per l’industria alimentare, per versatilità e, soprattutto, costi. Rimane però da chiarire quale sia il suo valore nutrizionale e quali effetti abbia sulla nostra salute. Un tema complesso e ancora oggetto di ricerca, eppure alcune indicazioni sembrano rassicuranti. Come spesso accade, il punto critico è la quantità: un consumo occasionale non fa danni, mentre assumere ogni giorno, magari più volte al giorno, prodotti con olio di palma potrebbe rappresentare un rischio per la salute di cuore e arterie. Esattamente come mangiare troppo burro.

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