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RECUPERO URBANO DEL PATRIMONIO DIMESSO Un impegno di programma per la futura amministrazione del V Municipio di Roma

2 aprile 2012

Associazione Consumatori

Abitare è il principale processo umano di appropriazione e costruzione di un territorio. In questo semplice atto è possibile rintracciare tutta la forza e il senso della nostra esistenza e la possibilità di stabilire una connessione tra la nostra individualità e la dimensione sociale e fisica del territorio. Non esiste la persona in sé senza il suo essere in un luogo, con tutta le sue  implicazioni di legami, rapporti, esperienze vissute. Lo stesso sviluppo dell’individuo è condizionato dalla realtà circostante e dall’interazione e radicamento che è riuscito a costruire nel corso del tempo.. In tal senso, assieme ad altre priorità come la salute, l’istruzione, i servizi sociali, l’ambiente, la solidarietà tra individui, l’abitazione deve essere il fulcro di ogni azione di governo che intende essere realmente vicina alla gente, togliendo ogni impedimento di natura economica o sociale che renda inattuabile tale inalienabile diritto. Affidare la costruzione delle case solo ai privati è una sconfitta non solo per lo Stato che abdica alla sua funzione fondamentale che è quella di garantire “diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (Art 2 della Costituzione Italiana), ma anche per tutti coloro che, impegnati nei partiti politici come nell’associazionismo e nei sindacati, intendono difendere l’essere umano nella sua interezza, garantendo un’eguale divisione di possibilità e prospettive di crescita e di sviluppo. Ecco dunque che la ripresa di una nuova stagione politica, per essere veramente credibile e non meramente di facciata, deve necessariamente ripartire dal basso e dai problemi veri e concreti delle persone che non hanno patrimoni e protezione alle spalle, subendo in modo drammatico gli effetti di una crisi economica creata dalla speculazione finanziaria internazionale e dalle Banche. Questo è vero sia a livello nazionale, con programmi di ampio respiro che prevedano quelle garanzie costituzionali mai veramente attuate in questo paese, sia a livello locale, come nei municipi del Comune di Roma, che possono divenire, nel loro piccolo, esempio concreto e pungolo costante per una nuova classe politica e dirigenziale che vada a sostituire la precedente generazione, ormai vecchia, auto-referenziale e incapace di dare soluzioni reali e concrete alla drammatica condizione di operai, impiegati pubblici, studenti, lavoratori precari. In tal senso, si inserisce il recupero e riuso del patrimonio pubblico in disuso che altrimenti finirà sicuramente mano alle lobby speculative del mattone con sicuro danno per tutti. Invece di stravolgere il nostro tessuto urbano a vantaggio di interessi privatistici incapaci di avere una visione di più largo respiro, occorre guardare all’esperienze  già realizzate con successo nel Comune di Bologna e all’estero in Olanda e in Germania di recupero a fini abitativi e sociali delle caserme, delle scuole, di edifici pubblici e privati abbandonati che andrebbero a sostenere quei larghi strati di società che vivono di fatto sulla propria pelle la precarietà e la vulnerabilità sociale. Il processo di impoverimento della popolazione infatti si è tradotto in forme sempre più drammatiche e disperanti di disagio sociale e abitativo che si manifestano ormai quotidianamente con modalità differente e non diversi gradi di gravità e di violenza. Alle forme ormai consolidate di esclusione abitativa dei “senza casa” che reagiscono con occupazioni di stabili abbandonati per recuperare la loro dignità di esseri umani, si arriva a nuove e più strazianti forme di “vulnerabilità” emerse in questi ultimi tempi a seguito della crisi economica e della ristrutturazione industriale. In particolare, il disagio abitativo appare come incapacità delle famiglie a far fronte alle spese di mantenimento di un alloggio per il caro-affitti (in questo senso sarebbe doveroso porre un tetto a questo aumento esponenziale dei costi degli affitti, ripristinando l’equo canone abolito definitivamente e direi troppo frettolosamente nel 1998 dal Governo D’Alema) e ancor più all’acquisto di un appartamento a causa di diverse forme di inadeguatezze (sociali, ambientali, psicologiche), di svantaggio (origine, provenienza geografica, etnia, economica) o da mutamenti improvvisi delle condizioni familiari (separazioni, figli) di lavoro (perdita del posto, disoccupazione) e abitative (sfratto) che hanno effetti pesanti e diretti sul livello di reddito a disposizione. Ecco dunque che il ripristino di un piano di edilizia popolare e soprattutto una ripresa delle forme di auto-recupero attraverso l’azione combinata degli enti locali attraverso bandi pubblici che forniscano sostegno amministrativo, organizzativo ed economico e delle cooperative auto-gestite  che prestano la loro opera in cantiere, mettendo a disposizione un monte ore lavorativo abbattendo i costi sulla manodopera e garantendo rapidità di esecuzione dei lavori,  può essere un punto importante di un programma di governo per il V Municipio e una proposta concreta per la futura amministrazione capitolina per mettere al centro le vere necessità della cittadinanza che sono altra cosa rispetto ad appelli di propaganda e spot elettorali. E’ necessario comprendere infatti che le politiche dell’abitare costruiscono territorio e popolazioni e lasciare tutto in mano al mercato e agli interessi dei costruttori è non solo un suicidio politico, ma un danno devastante per la stessa economia nazionale in quanto alla lunga provoca un generale impoverimento della popolazione e disagi talmente forti e sentiti da generare prima o poi azioni di rivolta difficilmente contenibili. Se una politica vera, sana etica vuole dirsi tale e non essere caratterizzata da vuoti formalismi e da parole senza sostanza è bene ripartire dal basso, anche qui, anche dal V Municipio che può diventare un laboratorio permanente e vitale di recupero sociale e umano della città.

 

A cura di Alessandro Spadoni

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