OLIMPIADI DI ROMA NON UN'OCCASIONE PERSA MA UN'OCCASIONE NON CREATA
15 febbraio 2012
Proprio in questi giorni le inchieste dell’Espresso hanno ripreso ed evidenziato un quadro dell’Italia (purtroppo) di sempre. Una rappresentazione di ruberie, inefficienza, menefreghismo politico, distanza dalla cosa pubblica, ma, ancora peggio, di degrado culturale e politico, di furberie architettate per lucro ai danni dello Stato e dei cittadini che altro non possono fare che subire le angherie dei cialtroni che hanno, sino ad ora, governato un Paese che aveva fatto del bello una vera e propria missione.
Il distacco dei politici dalla situazione reale è ormai palese e pur sempre doloroso.
Le dichiarazioni di Renata Polverini alla trasmissione Otto e Mezzo sono fuori dalla realtà, lontane dalla situazione reale. E pensare che sono pronunciate dal Presidente della Regione Lazio fa letteralmente rabbrividire e preoccupare.
È stato largamente diffuso tramite foto e video che NON hanno bisogno di commento lo stato attuale della Vela di Calatrava di Tor Vergata. La costruzione che prevedeva nel disegno originario due vele doveva essere pronta per i Mondiali di Nuoto del 2009 e nel 2012 si presenta come uno scheletro librato nell'aria costruito a metà, fatiscente e costato per la parte costruita ad oggi il doppio di quanto preventivato in origine.
Durante la trasmissione, in risposta (non sollecitata) alle condivisibili e documentate affermazioni dell'europarlamentare Matteo Salvini sulla Vela di Calatrava dire che “niente sta per crollare” e che la costruzione sarà completata e darà lustro alla Capitale è quantomeno allarmante.
Allarmante perché la Presidente Polverini forse dovrebbe visitare il rudere, magari dopo una giornata di pioggia. Allarmante perché probabilmente non è informata sullo stato dei lavori o, se informata, non ha compreso come stanno effettivamente le cose. Allarmante perché preannuncia che si dovranno spendere altri soldi pubblici per completare una Cattedrale nel deserto.
Le Vele di Calatrava (in origine dovevano essere due) rappresentano l’aberrazione politica di questo Paese. Ne sono il manifesto.
Un po' di numeri ripresi dall'articolo di Paolo Boccacci (sito di La Repubblica):
“Piano particolareggiato adottato nel 2003, approvato nel 2005. Nel
luglio di quell'anno, via al progetto con un finanziamento che diventerà di 190
milioni in vista dei Mondiali di Nuoto del 2009. In tutto a quella data la
Città del Nuoto doveva costare 400 milioni, con stadi da 8000 posti. Nel 2007
la Vianini comincia i lavori, ma a luglio del 2008 si capisce che era stato un
buco nell'acqua: l'opera non sarebbe stata pronta in tempo. Le gare si faranno
al Foro italico. E l'ultimo finanziamento di 53 milioni è revocato. Ora uno
stadio, il Palasport, è da 15 mila spettatori e l'altro può essere portato a
8000. Naturalmente anche i 400 milioni sono lievitati a 600. Ma in cassa per
ora, finiti anche i dieci milioni messi a disposizione da Alemanno dal fondo
per Roma Capitale, non c'è più una lira.
Ecco perché sono belli e dannati questi scheletri di acciaio e cemento
armato: perché sono segni per ora di una disfatta. "Mancano 408 milioni
che, se il Coni appoggerà la candidatura di Roma per i Giochi Olimpici"
dice il sindaco "andremo a rivendicare alla presidenza del Consiglio e al
ministero per le Infrastrutture". Vedremo”
Come dice Fabrizio Gatti (L’Espresso) la macchina dei Grandi Eventi ha cercato di entrare nuovamente in azione “Come negli anni ruggenti di Guido Bertolaso e Angelo Balducci, prima della grande crisi. Non c'è solo l'austerity a minacciare le casse dello Stato. Adesso spingono il presidente del Consiglio a firmare un impegno di spesa colossale che andrà a gravare su tutti gli italiani: l'organizzazione delle Olimpiadi a Roma nel 2020.”
Per fortuna e purtroppo è andata diversamente.
PER FORTUNA perché la classe politica che avrebbe “governato” l’eventuale evento delle Olimpiadi lo avrebbe fatto molto probabilmente con lo stesso spirito adottato per la ricostruzione dell’Aquila, della costruzione della Metropolitana di Roma, della TAV e di tante (forse tutte) le opere pubbliche che rappresentano, in realtà, solo opportunità per chi costruisce di sfruttare le risorse pubbliche. Ed è per questo motivo, che spesso anche le opere più semplici e banali presentano dei costi 4 volti superiori a quanto preventivato..
Proprio così: costruire un’opera pubblica in
Italia costa esattamente 4 volte di più di tutti gli altri Paesi europei pari
livello. Questo è il costo della
politica e della cattiva gestione della Cosa Pubblica.
PURTROPPO, perché le Olimpiadi potevano rappresentare un rinnovamento e un'opportunità per l'Italia intera e per un città come Roma impantanata da anni nell'immobilismo, nella malapolitica, in governi e governatori inadatti, inadeguati, lontani dall’interesse pubblico.
Ritorna la cattiva gestione della Cosa Pubblica. Ricordiamoci che la Cosa Pubblica siamo noi, cittadini-consumatori-elettori-esseri umani.
Non abbiamo perso un'occasione; semplicemente politici e governanti della Capitale d’Italia non sono stati in grado di crearla.
Ivan Marinelli - Presidente A.E.C.I. Lazio