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LA CORTE DEI CONTI CERTIFICA UN AUMENTO DELLA CORRUZIONE PARI AL 229%

17 febbraio 2010

Associazione Consumatori
Roma, 17 feb (Velino) - La corruzione è “una patologia” che resta “assai grave” in Italia, non accennando “neppur lentamente a dissolversi” o “a flettere nella sua intensità ispessita”. È l’allarme lanciato oggi congiuntamente dal presidente della Corte dei Conti Tullio Lazzaro e dal procuratore generale Mario Ristuccia, nel corso della cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nel 2009, ha sottolineato infatti la magistratura contabile, ci sono state 221 denunce per corruzione, il 229 per cento in più rispetto al 2008, 219 per concussione, pari al 153 per cento in più rispetto all’anno precedente, e 1.714 per abuso di ufficio. “Vicende corruttive e percezioni di tangenti” che pesano sullo sviluppo del Paese, ha spiegato Lazzaro, perché “si verificano nell’ambito di gare, di appalti, di realizzazione di opere pubbliche e lavori, di interventi di manutenzione su beni della collettività” costruendo “una sorta di ombra o di nebbia che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale e operoso” dello Stivale. E rispetto a queste condotte illecite individuali, gli ha fatto eco Ristuccia, la Pa spesso non attiva i necessari “anticorpi interni” causando così “offuscamento dell’immagine dello Stato e flessione della fiducia che la collettività ripone nelle amministrazioni e nelle stesse istituzioni del Paese”. In platea ad ascoltare la relazione della Corte dei Conti il capo dello Stato Giorgio Napolitano, i presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani, i ministri Angelino Alfano e Altero Matteoli e il sottosegretario Gianni Letta. Tra le autorità intervenute anche i presidenti dell’Agcom Corrado Calabrò e dell’Antitrust Antonio Catricalà, oltre al presidente della Cassazione Vincenzo Carbone e al responsabile della direzione nazionale antimafia Piero Grasso.

TOSCANA PRIMA IN CLASSIFICA - La Toscana è risultata in testa alla classifica delle regioni in cui la Corte dei Conti ha emesso il maggior numero di citazioni in giudizio per danno erariale (21 su un totale nazionale di 92), seguita da Lombardia (18), Puglia (11) Sicilia (10), Umbria (7), Piemonte (7), Trento (5), Calabria (4), Lazio (3) Abruzzo (2) Emilia Romagna (2), Friuli Venezia Giulia (1) e Liguria (1). “Pur con la difficoltà di confrontare e coordinare dati provenienti da fonti diverse – ha osservato il procuratore generale della magistratura contabile – deve comunque ritenersi che il numero di denunce per fatti di corruzione e concussione è fortemente aumentato rispetto al 2008”. E i territori più a rischio sono quelli in cui “maggiori sono le opportunità criminali in considerazione del Pil pubblico più elevato, delle transazioni a rischio quantitativamente più numerose e del maggior numero di dipendenti pubblici”, come Lombardia, Sicilia, Lazio e Puglia.

INOSSERVANZE NEGLI APPALTI, AMMENDE PER 15 MILIONI - “Le inosservanze” nella gestione degli appalti pubblici “sono frequenti, territorialmente diffuse, mettono a nudo insufficienza – ha osservato Lazzaro –. Ancora più delicata diventa la questione nei casi di illiceità che connotano la gestione di servizi pubblici locali”. Gli accertamenti giudiziali, ha aggiunto, “constatano l'esistenza di trascuratezze degli obblighi istituzionali da parte di amministratori e funzionari pubblici ed accertano il danno recato alle collettività”. In particolare, secondo la Corte “le patologie maggiormente ricorrenti negli appalti pubblici di opere, beni e servizi sono rappresentate da quelle iniziative volte alla realizzazione di un’opera pubblica senza una preventiva accurata verifica della sua concreta esiguibilità economica, tecnica, logistica, l’assenza o la superficialità in tali casi di un’analisi di fattibilità sono le cause del sorgere, in corso d'opera, di difficoltà di esecuzione e del conseguente fallimento dell’opera o del servizio appaltati, rendendosi così vano il dispendio di risorse finanziarie nel frattempo utilizzate”. Solo lo scorso anno, ha ricordato la Corte dei Conti, le sezioni centrali e regionali hanno emesso 46 sentenze per danno erariale derivante da attività contrattuale svolta dalle amministrazioni pubbliche, delle quali 29 sfociate nella condanna dei chiamati in giudizio per un importo complessivo pari a 14.858.718 euro. Quanto invece alle riscossioni irregolari, sono oltre 200 mila i casi di infrazione commessi dalle società concessionarie, nei confronti delle quali “sono state pronunciate condanne per circa 30 milioni di euro”. (segue)

BISOGNA AUMENTARE “IL CONTROLLO” - Il controllo della magistratura contabile sui conti pubblici e la gestione della spesa serve come “arma forte nella lotto contro fenomeni delinquenziali nel campo della finanza pubblica” e a dare al cittadino “una ragionevole certezza che la spesa pubblica sia conforme a quanto stabilito dalla legge”, ha detto Lazzaro. “Ai tempi di Tangentopoli si diceva che più si allarga l’area del controllo più si restringe l’area penale. Ecco perché bisogna allargare l’area del controllo”, ha poi ribadito il presidente della Corte dei Conti commentando le ultime vicende legate al G8 della Maddalena. “Se c’è controllo c’è trasparenza”. Per Lazzaro, inoltre, con l’arrivo del federalismo fiscale “sarà imprescindibile necessità per il Parlamento avere dalla Corte ogni possibile apporto conoscitivo e tecnico per il generale controllo e coordinamento della finanza pubblica”.

USO DISTORTO DERIVATI PESA SU DEBITO E GENERAZIONI FUTURE - Sugli strumenti di finanza derivata “molti enti hanno usato tale modalità di ristrutturazione per ottenere liquidità immediata per spese correnti – ha evidenziato Lazzaro – lasciando forme di indebitamento sempre più onerose alle amministrazioni successive e alle generazioni future”. Sullo stesso argomento è intervenuto anche il procuratore generale Mario Ristuccia. “L’uso distorto degli strumenti derivati - ha detto - rivolto a finalità estranee alle esigenze di copertura dei rischi, incentivato da condizioni iniziali che apparivano favorevoli, si è esteso talora anche ad enti di modeste dimensioni generalmente sprovvisti di strutture e di professionalità idonee ad esprimere valutazioni d’ordine economico-finanziario”. (segue)

MALA SANITA’ - Non solo “spese inutili” ma anche “fenomeni particolari di mala gestione” interessano il settore della sanità, ha dichiarato Ristuccia, citando come esempi “irregolari acquisti di beni e servizi, illegittimi inquadramenti di personale e conferimenti di incarichi e consulenze, fenomeni particolari di mala gestione quali inefficienti ma costosi programmi di screening anti-tumorale, di assistenza odontoiatrica rivelatasi inesistente (caso delle dentiere gratuite) di eccessive prescrizioni di farmaci ovvero di falsità delle stesse o di loro sostanziale inutilità, di sconcertanti interventi chirurgici non necessari”.

NO A RETROATTIVITA’ IN PROCESSO BREVE - Il procuratore generale della Corte dei Conti ha bocciato come “illogica” la norma del ddl che fa valere retroattivamente la prescrizione processuale se i tempi del giudizio sono troppo lunghi. In questo modo, ha spiegato Ristuccia, si “porrebbe irragionevolmente nel nulla proprio quei giudizi non definiti in tempi stabiliti a causa della complessità delle questioni affrontate o della connessa necessità di particolari accertamenti istruttori”. (segue)

INDIPENDENZA ANCHE FINANZIARIA A CORTE DEI CONTI – “E’ indispensabile garantire alla Corte – ha ribadito Lazzaro – la piena indipendenza dal governo, sancita dall’articolo 100 della Costituzione, assicurando l’indipendenza anche finanziaria di essa”. Indipendenza finanziaria “si badi”, ha proseguito il presidente dei magistrati contabili, “che non significa che la Corte possa, da sé stessa, stabilire il proprio budget, ma che questo sia direttamente e specificatamente stabilito dal Parlamento”. In questo modo, si avrebbe anche “l’ulteriore effetto positivo di prevenire ogni calunniosa insinuazione, comunque da respingere, che l’attività della Corte possa essere condizionata attraverso la dotazione finanziaria ad essa assegnata”. Lazzaro ha quindi chiesto anche “un’attenta riflessione” sulle funzioni del Pm contabile: il Pm contabile è una “figura ontologicamente e giuridicamente diversa dal Pm penale” per cui un ragionamento sul suo ruolo è “tanto più necessaria ed urgente nel momento in cui il Parlamento è investito – ha chiosato il presidente della Corte dei Conti – dell’esame di riforma del sistema giustizia”.
 
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