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Polizze Unit Linked: guida per i risparmiatori dopo le ultime sentenze

REGIONE: TOSCANA

Quando un prodotto "assicurativo" nasconde rischi finanziari elevati

Le polizze unit-linked rappresentano uno dei prodotti più controversi nel panorama finanziario italiano. Formalmente presentate come soluzioni assicurative, integrano in realtà una forte componente finanziaria, spesso collegata a fondi ad alta volatilità e con livelli di rischio difficilmente comprensibili per il risparmiatore medio.

Le recentissime decisioni della Corte d'Appello di Sassari (sentenza n. 392/2025 del 18 novembre 2025) e della Corte d'Appello di Napoli (sentenza n. 5832/2025 del 19 novembre 2025), ottenute grazie al lavoro qualificato dell'Ufficio Legale AECI Firenze, confermano in modo inequivocabile che numerosi contratti sono stati sottoscritti senza che i risparmiatori ricevessero informazioni chiare, complete e realmente comprensibili.
Il principio fondamentaleLe due pronunce convergono su un punto essenziale: la violazione degli obblighi informativi comporta responsabilità dell'intermediario e diritto del risparmiatore alla restituzione delle somme perdute.

Corte d'Appello di Sassari – Sentenza n. 392/2025

Depositata il 18 novembre 2025

La Corte d'Appello di Sassari ha esaminato approfonditamente una polizza unit-linked denominata "La Signature Bond Plus", emessa da Hansard Europe. L'analisi si è concentrata sulla reale natura del prodotto, con particolare attenzione all'allocazione del rischio tra assicuratore e contraente.

La qualificazione giuridica della polizza

Dalla documentazione contrattuale emergeva che:
  • la società assicuratrice si era assunta un rischio demografico minimo, pari all'1% del valore del fondo personale in caso di decesso dell'assicurato;
  • il contraente si era accollato un rischio finanziario assai elevato, con la possibilità concreta di perdere l'intero investimento in caso di incapienza dei fondi;
  • nella scheda sintetica il grado di rischio dell'investimento veniva classificato come "medio-alto";
  • la documentazione specificava esplicitamente che "la società non garantisce alcuna restituzione o rimborso dei premi investiti".
La Corte ha concluso che era accertata la prevalenza della componente finanziaria rispetto a quella assicurativa, elemento che impone l'applicazione della disciplina del Testo Unico della Finanza (T.U.F.) e del Regolamento Intermediari Consob.

Le violazioni degli obblighi informativi

L'analisi della Corte ha messo in evidenza gravi carenze nell'adempimento degli obblighi informativi previsti dalla normativa di settore:
  • Violazione della "know your customer rule": non era stata effettuata un'adeguata profilatura del cliente. Nel modulo di proposta erano state riportate solo le generalità, la professione (pensionata) e l'importo della pensione (€ 15.000 annui), senza acquisire tutte le informazioni necessarie per valutare l'adeguatezza dell'investimento;
  • Sproporzione tra investimento e capacità economica: il premio versato (€ 25.000) risultava pari a quasi due annualità pensionistiche, evidenziando un'evidente inadeguatezza rispetto al profilo del risparmiatore;
  • Documentazione poco chiara e incompleta: la scheda tecnica e le condizioni generali non permettevano di comprendere su quali prodotti sarebbe stato investito il capitale, poiché gli strumenti finanziari non erano né individuati né individuabili;
  • Informazioni non intellegibili: le informazioni contenute nelle politiche di investimento risultavano "assolutamente non intellegibili per un investitore senza particolari esperienze".
La Corte ha sottolineato che la semplice consegna delle condizioni generali di polizza con l'avvertenza generica sulla mancata garanzia di restituzione del capitale non soddisfa l'obbligo legislativo di fornire un'informazione esaustiva, chiara e completa.
Dispositivo della sentenza:
La Corte ha accolto l'appello degli investitori e, in riforma della sentenza di primo grado, ha:
  • riconosciuto la risoluzione del contratto per inadempimento della società emittente Hansard agli obblighi informativi previsti dalla legge;
  • condannato Hansard Europe al risarcimento del danno pari all'importo investito (dedotte le somme già restituite);
  • affermato che la violazione degli obblighi informativi ha determinato un nesso causale diretto con il danno subito, poiché "se l'intermediario si fosse astenuto dal dare corso all'operazione o avesse fornito tutte le informazioni necessarie per la conoscenza dell'investimento", il contraente non avrebbe concluso l'operazione;
  • condannato la società emittente al pagamento delle spese processuali di entrambi i gradi di giudizio.

Corte d'Appello di Napoli – Sentenza n. 5832/2025

Depositata il 19 novembre 2025

La Corte d'Appello di Napoli ha esaminato una polizza unit-linked sottoscritta nel 2006, confermando integralmente la decisione del Tribunale e respingendo l'appello della società emittente Hansard Europe. L'analisi si è concentrata sulla qualificazione giuridica del prodotto e sulla violazione degli obblighi informativi previsti dalla normativa finanziaria.

La natura finanziaria della polizza

La Corte ha rilevato diversi elementi che dimostrano la prevalenza della componente finanziaria:
  • La scheda sintetica delle note informative definiva espressamente il prodotto come un contratto di assicurazione vita in cui "il premio unico iniziale ed eventuali premi aggiuntivi successivi vengono investiti nel Fondo Personale" e precisava che "il contratto comporta rischi finanziari per il contraente riconducibili all'andamento del valore delle attività finanziarie";
  • Le condizioni generali stabilivano che la prestazione in caso di decesso consisteva nel 101% del valore del Fondo Personale, senza alcuna garanzia di capitale o rendimento minimo;
  • La maggiorazione dell'1% era calcolata sul valore delle quote del fondo di investimento, risultando "puramente simbolica" e "potrebbe essere completamente azzerata in caso di perdita totale del capitale investito";
  • Il contraente doveva autorizzare la nomina di un Gestore Patrimoniale che gestisse il Fondo Personale "su una base discrezionale".
La Corte ha concluso che "il rischio demografico, pur se apparentemente presente, grava totalmente sull'assicurato, ed è in realtà insussistente, perché non si garantisce all'assicurato il riconoscimento di una somma di denaro minima, pur ridotta rispetto all'ammontare dei premi versati, che sia completamente slegata dal valore sottostante delle quote di investimento".

L'applicabilità del Testo Unico della Finanza

La Corte ha affrontato in modo approfondito le eccezioni sollevate dalla società appellante, che sosteneva l'inapplicabilità della disciplina del T.U.F. La decisione ha chiarito principi fondamentali:
  • Irrilevanza del canale distributivo: l'art. 25-bis T.U.F. rende applicabili gli artt. 21 e 23 ai prodotti finanziari emessi da imprese di assicurazione "a prescindere dal canale distributivo", poiché "la tutela del contraente si collega alla natura del prodotto finanziario e non al soggetto fisicamente che lo colloca";
  • Responsabilità dell'emittente: la società che emette il prodotto non può ritenersi esente da responsabilità, poiché è lei stessa che predispone tutta la documentazione precontrattuale e contrattuale consegnata ai clienti;
  • Natura imperativa della normativa: si tratta di norme di protezione del consumatore, caratterizzate da natura imperativa e inderogabile, che non possono essere eluse attraverso la strutturazione del rapporto contrattuale.

La mancanza del contratto quadro

Un aspetto centrale della decisione riguarda l'obbligo di stipula del contratto quadro previsto dall'art. 23 T.U.F. La Corte ha respinto l'argomento secondo cui tale obbligo non si applicherebbe alle polizze unit-linked:
Funzione del contratto quadroIl contratto quadro assolve una funzione essenziale: "gettare le basi per la futura operatività del rapporto", disponendo gli obblighi di informazione specifica sull'investitore e interiorizzando nel contratto gli obblighi di informazione attiva e adeguatezza previsti dalla legge. Ha unafunzione conformativa, contenendo la definizione specifica della tipologia di investimenti, del range di rischio coerente con il profilo del cliente e la determinazione degli obblighi che l'intermediario deve adempiere.
Nel caso esaminato, la Corte ha rilevato che:
  • Mancava qualsiasi informazione sul grado di rischio dell'investimento prescelto;
  • Non risultava alcuna prova di una profilatura del cliente, tenendo in considerazione i suoi obiettivi e la sua propensione al rischio;
  • La documentazione prodotta era "eccessivamente generica e senza alcun dubbio inadeguata, sotto il profilo della completezza informativa, rispetto agli strumenti finanziari offerti";
  • Il premio risultava investito in 4 fondi diversi, e successivamente in un altro fondo, ma al momento della sottoscrizione "gli investimenti da compiere non erano neanche predefiniti".

L'impossibilità di convalida

La Corte ha anche respinto l'eccezione di convalida tacita del contratto, ribadendo un principio fondamentale: la nullità per mancanza del contratto quadro non può essere sanata, nemmeno attraverso il comportamento concludente del risparmiatore che abbia richiesto riscatti parziali o totali. Si tratta di una nullità di protezione, posta a tutela di interessi indisponibili.
Dispositivo della sentenza:
La Corte ha rigettato integralmente l'appello della società Hansard Europe e ha confermato:
  • la nullità della polizza per mancata stipula del contratto quadro previsto dall'art. 23 T.U.F.;
  • il diritto del risparmiatore alla restituzione integrale delle somme investite;
  • il riconoscimento degli accessori di legge (rivalutazione monetaria e interessi);
  • la condanna della società emittente al pagamento delle spese processuali di entrambi i gradi di giudizio.
Le motivazioni della sentenza napoletana confermano sostanzialmente i principi già affermati dalla Corte di Sassari: quando la documentazione informativa non è chiara, completa ed equilibrata, e non permette al risparmiatore di valutare consapevolmente i rischi reali dell'investimento, sorge il diritto alla tutela giurisdizionale e al ristoro delle perdite subite.

Perché queste decisioni sono decisive per i consumatori

Le due pronunce confermano un orientamento giurisprudenziale sempre più consolidato e coerente nel panorama della tutela del risparmio, definendo principi chiari e applicabili a migliaia di casi analoghi.

I principi giuridici affermati

Le sentenze della Corte d'Appello di Sassari e di Napoli hanno stabilito criteri interpretativi precisi per la qualificazione delle polizze unit-linked:
  • Prevalenza della sostanza sulla forma: la qualificazione del contratto non dipende dal "nomen iuris" (denominazione formale) attribuito dalle compagnie, ma dalla reale allocazione del rischio tra le parti. Come affermato dalla giurisprudenza di legittimità citata dalle Corti, è necessario verificare "se il rischio avente ad oggetto un evento dell'esistenza dell'assicurato è assunto dall'assicuratore oppure si concreti nell'investimento in uno strumento finanziario in cui il rischio di performance sia per intero addossato all'assicurato";
  • Irrilevanza della maggiorazione simbolica: una maggiorazione dell'1% calcolata sul valore del fondo (e quindi azzerabile in caso di perdita totale) non integra un'effettiva assunzione del rischio demografico da parte dell'assicuratore. Si tratta di un importo "del tutto irrisorio e trascurabile sotto un profilo puramente quantitativo";
  • Applicabilità del T.U.F. indipendentemente dal canale distributivo: le norme di tutela previste dal Testo Unico della Finanza si applicano in ragione della natura del prodotto, non del soggetto che materialmente lo distribuisce. La tesi del "doppio binario" è stata definitivamente respinta;
  • Responsabilità diretta dell'emittente: la società che emette il prodotto finanziario non può sottrarsi alle proprie responsabilità invocando l'intervento di intermediari o broker, poiché è lei stessa che predispone la documentazione contrattuale e precontrattuale.

Gli obblighi informativi violati

Entrambe le sentenze hanno individuato violazioni gravi e convergenti degli obblighi informativi previsti dalla normativa di settore:
Know Your Customer Rule (Conosci il tuo cliente)Prima di proporre un investimento, l'intermediario deve acquisire informazioni approfondite su: esperienza in materia di investimenti, situazione finanziaria, obiettivi di investimento, propensione al rischio. La violazione di questo obbligo comporta anche la violazione del dovere di astensione: non si deve procedere con un investimento se non si è in possesso di tutte le informazioni necessarie.
Know Your Merchandise Rule (Conosci il tuo prodotto)L'intermediario deve avere e fornire una conoscenza adeguata degli strumenti finanziari offerti, con particolare riferimento a: natura e caratteristiche del prodotto, livello di rischio effettivo, meccanismi di funzionamento, possibili scenari di perdita del capitale.
Suitability Rule (Regola di adeguatezza)L'intermediario deve astenersi dall'effettuare operazioni non adeguate al profilo del cliente per tipologia, oggetto, frequenza o dimensioni. Se decide comunque di procedere, deve informare preventivamente il cliente per iscritto delle ragioni di inadeguatezza e ottenere un ordine scritto esplicito.

I diritti riconosciuti ai risparmiatori

Dalle due pronunce emerge con chiarezza un sistema di tutele concrete e azionabili:
  • Diritto alla completezza informativa: non è sufficiente la consegna di documentazione generica o di avvertenze standard. Le informazioni devono essere specifiche, complete, proporzionate alle competenze del destinatario e realmente comprensibili;
  • Diritto alla coerenza dell'investimento: il prodotto proposto deve essere coerente con il profilo finanziario, patrimoniale e di propensione al rischio del risparmiatore. Un investimento sproporzionato rispetto alle risorse economiche costituisce di per sé un indice di inadeguatezza;
  • Diritto al risarcimento integrale: in caso di violazione degli obblighi informativi, il risparmiatore ha diritto alla restituzione delle somme investite (dedotte eventuali somme già percepite), oltre agli accessori di legge (rivalutazione monetaria e interessi);
  • Nesso causale presunto: le Corti hanno riconosciuto che, in presenza di gravi carenze informative, "se l'intermediario si fosse astenuto dal dare corso all'operazione o avesse fornito tutte le informazioni necessarie", il risparmiatore non avrebbe concluso l'investimento. Il nesso causale tra inadempimento e danno è quindi in re ipsa.
Questi principi rafforzano l'idea che la tutela del risparmio non riguarda solamente la fase esecutiva del contratto, ma soprattutto la fase precontrattuale e informativa, momento cruciale in cui il risparmiatore deve essere messo nelle condizioni di effettuare scelte consapevoli, ponderate e realmente informate.

Il contributo dell'Ufficio Legale AECI Firenze

L’Ufficio Legale di AECI Firenze, coordinato dall’Avv. Francesco Giordano, opera da anni con un approccio specializzato nell’analisi delle polizze unit-linked sottoscritte dai risparmiatori. L’attività si concentra sulla ricostruzione puntuale della struttura finanziaria di questi prodotti, sull’esame tecnico dei fondi sottostanti e sulla verifica della completezza e della chiarezza delle informazioni fornite nella fase precontrattuale. Si affianca un’assistenza giudiziaria sviluppata secondo linee difensive mirate, che nel tempo ha portato a una serie di pronunciamenti favorevoli a seguito del riconoscimento delle violazioni degli obblighi informativi da parte degli intermediari.

Le recenti sentenze ottenute confermano l’importanza di un approccio basato su un’analisi documentale rigorosa e su una ricostruzione precisa dei profili di responsabilità. Chi desidera approfondire la propria situazione o ricevere copia delle decisioni giudiziarie può contattare direttamente la sede di AECI Firenze ai recapiti indicati in calce alla pagina.

Conclusioni: la trasparenza come principio fondamentale

Le sentenze della Corte d'Appello di Sassari (n. 392/2025) e della Corte d'Appello di Napoli (n. 5832/2025) rappresentano un punto di riferimento consolidato nella giurisprudenza italiana sulla tutela del risparmio: la trasparenza non è un'opzione commerciale, ma un obbligo giuridico essenziale nella distribuzione di prodotti assicurativo-finanziari complessi.

Il principio della prevalenza sostanziale

Le due pronunce hanno applicato con rigore il principio secondo cui la qualificazione giuridica di un contratto non dipende dalla denominazione formale attribuita dalle parti, ma dalla sua causa concreta e dall'effettiva allocazione del rischio. Quando il rischio finanziario grava interamente o quasi totalmente sul contraente, la formale veste assicurativa non può prevalere sulla sostanza finanziaria del prodotto.

Come affermato dalla Corte di Cassazione e richiamato dalle pronunce in esame: "un contratto non va qualificato assicurazione sol perché la legislazione eurounitaria consente che sia stipulato da una società di assicurazione. La qualificazione dei contratti nell'ordinamento nazionale si fa per causa, non per soggetti".

L'inadeguatezza della documentazione standard

Entrambe le Corti hanno sottolineato come la mera consegna di condizioni generali di contratto, schede tecniche o note informative predisposte in forma standardizzata non soddisfi gli obblighi informativi previsti dalla legge quando:
  • il linguaggio utilizzato non è proporzionato alle competenze e all'esperienza del destinatario;
  • le informazioni sui rischi sono generiche, astratte o relegate in clausole di difficile individuazione;
  • non emerge chiaramente la possibilità di perdita parziale o totale del capitale investito;
  • manca una profilatura preventiva del cliente che consenta di valutare l'adeguatezza dell'investimento proposto.
La documentazione deve essere chiara, equilibrata, completa e realmente comprensibile per il singolo risparmiatore, non per un investitore teorico e astratto.

La responsabilità dell'emittente

Le sentenze hanno definitivamente chiarito che la società emittente del prodotto finanziario non può sottrarsi alle proprie responsabilità invocando:
  • l'intervento di intermediari o broker nella fase di collocamento;
  • la vigilanza di autorità diverse (IVASS anziché CONSOB);
  • la distribuzione attraverso canali indiretti;
  • la predisposizione di modulistica standard conforme ai requisiti formali.
Come affermato dalla Corte di Napoli: "il canale distributivo è assolutamente neutro e irrilevante, perché la tutela del contraente si collega alla natura del prodotto finanziario e non al soggetto che fisicamente lo colloca".

Il valore della prevenzione

Quando l'intermediario non spiega in modo chiaro ed esaustivo i meccanismi del prodotto, i rischi effettivamente collegati all'investimento e la possibile perdita parziale o totale del capitale, il consumatore non assume un rischio consapevole e informato.

In questi casi, come confermano le due importanti decisioni giurisprudenziali, il contratto perde la sua legittimità sostanziale e sorge il diritto alla restituzione delle somme investite, oltre al riconoscimento degli accessori di legge.

Un principio guida per tutti i risparmiatori:La trasparenza informativa è il presupposto essenziale della validità di ogni investimento. Non è sufficiente firmare documenti predisposti dall'intermediario: occorre aver compreso realmente i meccanismi, i rischi e le conseguenze economiche dell'operazione. Ogni risparmiatore ha il diritto – riconosciuto e tutelato dalla legge e dalla giurisprudenza – di ricevere informazioni complete, chiare e proporzionate alle proprie conoscenze, prima di assumere qualsiasi decisione di investimento.
Le sentenze di Sassari e Napoli rappresentano quindi non solo strumenti di tutela per chi ha già subito perdite, ma anche un monito chiaro per il futuro: la protezione del risparmio inizia dalla corretta, completa e trasparente informazione precontrattuale.

26 novembre 2025

Articolo a firma del responsabile Francesco Giordano che si assume totalmente la responsabilità del contenuto del presente articolo. Per comunicazioni dirette scrivere a: firenze2@euroconsumatori.eu

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