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ACQUA POTABILE O ACQUA MINERALE? I consigli della nostra Associazione di consumatori per evitare gli sprechi e scegliere l'acqua migliore.

27 gennaio 2011

Associazione Consumatori

L’acqua non è un bene infinito. Dobbiamo imparare a consumarne il giusto e il necessario. Dati ISTAT affermano che il consumo pro capite nel 2009 in Italia è stato pari a 68 metri cubi. Quasi 200 litri d’acqua potabile consumati quotidianamente a testa, dei quali solo 3 litri servono per bere.

AECI LAZIO vi  propone una serie di utili accorgimenti per limitare lo spreco di questo bene prezioso:
- Controllare le perdite dei rubinetti: un rubinetto che perde 30 gocce al minuto spreca circa 6.000 litri d’acqua in un anno;
- Utilizzare i riduttori di flusso ai rubinetti: si possono risparmiare fino a 6000 litri all'anno per ogni singolo rubinetto;
- Chiudere il rubinetto mentre si lavano i piatti: permette un risparmio di 8 litri alla volta.
- Controllare le perdite di acqua nel water: uno sciacquone che perde scarica oltre 2000 litri di acqua.
- Chiudere il rubinetto mentre ci si insapona o mentre ci si lavano i denti Si possono risparmiare sino a circa 8000 litri l’anno in una famiglia di tre persone.
- Preferire la doccia al bagno: significa consumare 30-35 litri ca. d’acqua al posto dei 150-180 del bagno.
- Usare lavastoviglie e lavatrice solo a pieno carico: si possono risparmiare dagli 8000 agli 11000 litri, oltre al risparmio di energia.
- Scegliere un water a flusso differenziato: usato da una famiglia di quattro persone risparmia fino a 30.000 litri d'acqua all'anno.
- Meglio innaffiare le piante di sera, quando l'acqua evapora lentamente. Possiamo usare anche l’acqua utilizzata per lavare frutta e verdura.

ACQUA POTABILE: PERCHE’ PREFERIRLA ALL’ACQUA MINERALE
AECI LAZIO sostiene il consumo di acqua potabile, per tre motivi principalmente:
- Sicurezza: l’acqua corrente è costantemente controllata da ASL, ARPA (Agenzia Regionale Protezione e ambiente) e dai Gestori del Servizio Idrico, che garantiscono il rispetto dei parametri di legge;
- Economicità: l’acqua corrente ha un costo dalle 500 alle 1.000 volte inferiore rispetto all’acqua in bottiglia.
- Ecosostenibilità: per produrre 1 kg  di PET (polietilen-tereftalato), cioè la plastica usata per le bottiglie, sono necessari 17 litri di acqua e 2 chili di petrolio. A questi bisogna aggiungere i 2,3 kg di anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera per la lavorazione e l’inquinamento prodotto per il trasporto.

ACQUA MINERALE: quale scegliere al supermercato?
Il D. Lgs 105/92 (Attuazione della Direttiva 80/777/CEE sull’utilizzazione e commercializzazione delle acque minerali naturali) definisce per acque minerali quelle acque che hanno origine da una falda o giacimento sotterraneo. È vietato qualsiasi trattamento chimico che alteri la composizione dell’acqua: le acque minerali devono essere batteriologicamente pure e prive di inquinanti; devono essere imbottigliate come sgorgano dalla sorgente.
L'unico trattamento ammesso è l'aggiunta di anidride carbonica per renderle gassate.

Si differenziano dall'acqua potabile del rubinetto, che può essere prelevata da laghi, fiumi o falde superficiali e può essere sottoposta a trattamenti (ad esempio l'aggiunta di cloro) per renderla potabile.
Ciò che rende un’acqua minerale diversa da un’altra sono la sua fonte di provenienza e i sali minerali che essa si trascina nel suo percorso sotterraneo tra le rocce, prima di sgorgare da una sorgente.

Il RESIDUO FISSO è la quantità di sali minerali presenti nell’acqua che restano depositati, dopo che un litro d’acqua viene fatto evaporare a 180°C.
In base al contenuto in sali minerali, le acque minerali si classificano come:
• MINIMAMENTE MINERALIZZATE con un residuo fisso inferiore a 50 mg/l: sono molto leggere, favoriscono la diuresi e l’eliminazione di piccoli calcoli renali;
• OLIGOMINERALI con un residuo fisso inferiore ai 500 mg/l. Il loro ridotto contenuto in sali minerali le rende adatte ad un uso quotidiano, favoriscono anch’esse la diuresi e contengono poco sodio;
• MINERALI con un residuo fisso compreso tra i 500 e i 1000 mg/l. In queste acque il contenuto in sali minerali è piuttosto elevato, ed è indicata solo in specifiche situazioni.
• RICCHE DI SALI MINERALI con un residuo fisso superiore ai 1500 mg/l. Dato che sono molto ricche di sali, devono essere bevute a scopo curativo e su consiglio del medico.
• ACQUA PER ALIMENTAZIONE NEONATI: presenta una quantità di nitrati inferiore a 10 mg/l.

Diamo un’occhiata all’etichetta. Gli elementi che non devono mancare:
• Residuo fisso (contenuto in sali minerali dopo l’evaporazione di 1 litro di acqua a 180°): più questo valore è basso, più l’acqua è leggera;
• PH: indica il grado di acidità dell’acqua. PH inferiore a 7 indica un’acqua acida (favorisce la digestione); PH uguale a 7 indica un’acqua neutra; PH superiore a 7 indica un’acqua alcalina (aiuta a riequilibrare l’acidità dello stomaco);
• Temperatura (in gradi C°) di imbottigliamento dell’acqua
• Sostanze disciolte: sono i sali minerali presenti in un litro d’acqua
• Nitrati/nitriti: deve avere un basso valore di nitrati e l’assenza di nitriti
• deve essere batteriologicamente pura
• Data di scadenza: indica la data entro la quale è consigliabile consumare l’acqua.
L’acqua imbottigliata deve essere conservata in un luogo fresco, al riparo dalla luce e dal calore del sole, che può alterare le caratteristiche dell’acqua.

L'acqua in bottiglia è preferibile a quella del rubinetto?
Non è sempre così
. Perché:
Minore sicurezza: la qualità dell'acqua che finisce in bottiglia non è controllata dallo Stato. L’acqua corrente è invece costantemente controllata da ASL, ARPA e dai Gestori del Servizio Idrico. Alcune ricerche hanno dimostrato che microbi e batteri possono crescere nelle bottiglie stoccate nei magazzini. Suggeriamo di fare attenzione alla data di imbottigliamento dell'acqua per evitare contaminazioni.
Maggiore costo: l'acqua in bottiglia può costare tra le 500 e le 1.000 volte in più rispetto all'acqua del rubinetto. Per contenere i costi si consiglia di scegliere un’acqua minerale proveniente da fonti più vicine al luogo in cui si acquista.

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