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Immigrati. Ricongiungimento anche con permessi precari

29 ottobre 2009

Immigrati; Cassazione ricongiungimento anche con permessi precari
Chi attende la cittadinanza può far venire i parenti in Italia
Per ricongiungersi in Italia con i loro familiari agli immigrati basta un permesso di soggiorno "precario".
Con una sentenza che di fatto inserisce una nuova ipotesi di diritto al ricongiungimento familiare, che non era prevista dal Testo unico sull'immigrazione, la Cassazione ha stabilito che chi si trova in Italia aspettando che venga esaminata la domanda di cittadinanza, può intanto chiamare tutti i parenti.
In altre parole, l'immigrato che ha chiesto la cittadinanza italiana e che in attesa dell'esame della richiesta ha ottenuto un permesso di soggiorno provvisorio, di quelli che però non danno diritto nemmeno al lavoro, può far valere il proprio diritto al ricongiungimento familiare.
I giudici della prima sezione civile della Corte, con la sentenza 12680, hanno infatti spiegato che altrimenti "una diversa interpretazione" comporterebbe "una irragionevole disparità di trattamento rispetto alla tutela dell'unità familiare tra titolari di permesso di soggiorno per attesa cittadinanza e titolari di permesso per altra causa".
Un'interpretazione della legge che era stata condivisa sia dal tribunale che dalla Corte d'appello di Trento.
Le precedenti decisioni, confermate dalla Cassazione che ha invece respinto il ricorso del ministero dell'Interno, avevano infatti annullato il provvedimento del questore di Trento che ordinava ad un brasiliano arrivato in Italia per stare con la moglie a sua volta titolare di nun permesso di soggiorno in attesa di cittadinanza.
In Cassazione il Viminale ha sottolineato che il permesso di soggiorno di chi è in attesa di cittadinanza "è precario e non consente lo svolgimento di attività lavorativa" e perciò non si poteva consentire, secondo il ministero dell'Interno, di far ricongiungere in Italia un familiare di chi non si sa se resterà e neppure può lavorare.
Una tesi che la Suprema Corte non condivide.
Secondo i magistrati la condizione di chi attende l a cittadinanza è invece anche "più stabile rispetto a tutte le altre ipotesi di permesso, in cui è predeterminato il termine di durata".
Insomma, chi aspetta ha una speranza in più rispetto a chi non ha nulla da aspettare.
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