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LA FORMA MA NON LA SOSTANZA. LA RAI VIETA PUBBLICITA' AL GIOCO D'AZZARDO

19 maggio 2014

Associazione Consumatori
Si torna a parlare di gioco e pubblicità in Parlamento. La Commissione bicamerale per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi esprime parere favorevole allo schema di Contratto di servizio tra il Ministero dello Sviluppo economico e la Rai-Radiotelevisione Italiana Spa per il triennio 2013-2015, ma con alcune condizioni: al comma 7, dopo le parole: ‘bevande superalcoliche e alcoliche’, siano inserite le seguenti: ‘del gioco d’azzardo’.
 
Dopo il comma 10 sia aggiunto il seguente comma: ‘11. Nell’ambito del contrasto alla ludopatia, la Rai vieta a tutte le sue emittenti la pubblicità diretta o indiretta al gioco d’azzardo’.

Ovviamente notizia importante ma è anche evidente che si tratta solo di forma mentre rimane la sostanza.

Rimane il problema del gioco d'azzard. Sono più di un milione, secondo uno studio dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa, gli studenti che lo scorso anno riferiscono di aver giocato soldi e, nonostante una chiara legislazione restrittiva per i minori, anche 630mila under 18 hanno scommesso almeno 1 euro. L'allarme riguarda soprattutto maschi, disoccupati e persone con un basso livello di istruzione.

Dallo stdio dell'Istituto di Fisiologia Clina il quadro desolante. 

L’indagine, condotta su un campione di 11mila persone, oltre a scattare una fotografia sul consumo di alcol e droghe, passa ai raggi X l’universo dei giochi d’azzardo. Dalla ricerca emerge con chiarezza che sebbene i giocatori sociali, vale a dire quelli senza alcun profilo di rischio, siano la maggioranza, quelli classificabili a basso rischio sono già 2 milioni (11%). E coloro che si avviano a sfiorare la dipendenza patologica sono circa 1 milione, soprattutto maschi, disoccupati e persone con un basso livello di istruzione. “Un dato – spiega Sabrina Molinaro, responsabile della ricerca – che ha fatto scattare più di un campanello di allarme come dimostrato dalle azioni promosse da alcune direzioni sanitarie locali per l’assistenza di queste persone “drogate dal gioco”.
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